Due racconti

Un caso di coscienza - Ho sognato l'Ospedale
Editore:
Anno:
2017
ISBN:
9788867088829
DRM:
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Description

"Un caso di coscienza" «Io chiedo soltanto di contemplare in pace la bellezza del mondo». Tale è il mio grido del cuore, che viene chiarito qui appresso: «rifuggo dal "troppo umano". Le storie non mi interessano. Eppure so che solo le piccole storie esistono». E allora? Come posso aver avuto a che fare con un caso di coscienza? Trovare le parole per raccontarlo è stato il mio compito, intorno al «caso» che mi coinvolse tanti anni fa. La sorte – la mia, naturalmente – mi ha offerto una circostanza, per cui ho potuto abbinare i due impegni: indagare – dentro la mia coscienza – sulla piccola storia, e nello stesso tempo (in senso letterale, cioè negli stessi giorni, nelle stesse ore) contemplare la bellezza del mondo, per di più nella forma che per me è di massimo conforto: una vista di montagne in un amplissimo giro d'orizzonte, e, vicinissima, intrigante, la vita minuta degli insetti: cavallette, grilli, api. La contemplazione, in alternativa, ha certo favorito la concentrazione, ma questa soltanto è creativa. La mia memoria è sapiente; è fedelissima, però solo per rari momenti, così che il passato è insieme presente: in quanto essa non crea flusso, ma rivela (inventa). Il tutto è anche confessione? Necessariamente. – Lalla Romano "Ho sognato l'ospedale" Le cliniche sono alberghi di lusso; l'Ospedale è un'altra cosa. Il compito dell'Ospedale è di natura primaria: l'esame del corpo, il controllo delle sue funzioni. Tale compito è sorretto da una disciplina ferrea, attenuata magari dalla gentilezza degli addetti. Punte di grottesco, di comicità involontaria, ma anche incontri umani sorprendenti rendono indimenticabile l'esperienza. L'occhio di uno scrittore trasforma il realismo dell'Ospedale in una visione fantastica (onirica): da ciò il «sogno dell'Ospedale». Ne può nascere un racconto «estremo». – Lalla Romano


Biographical notes

Lalla Romano nasce l'11 novembre 1906 a Demonte, in provincia di Cuneo. Durante gli studi letterari all'Università di Torino, si dedica in un primo momento alla pittura, frequentando la scuola di Felice Casorati. Esercita per vent'anni l'attività pittorica, accanto a quella della scrittura, mentre lavora come insegnante. Incoraggiata da Eugenio Montale, nel 1941 esordisce con la raccolta di versi "Fiore", seguita da "L'Autunno" (1955) e "Giovane è il tempo" (1974). Dopo il trasferimento a Milano, pubblica libri di narrativa, fra cui "Le metamorfosi" e "Maria" (1953, Premio Veillon), "Tetto Murato" (1957, Premio Pavese); ma è il romanzo "Le parole tra noi leggere" a renderla nota al grande pubblico nel 1969 e a farle meritare il Premio Strega. Seguono poi – fra gli altri – "La penombra che abbiamo attraversato", "Una giovinezza inventata", "Inseparabile", "Un sogno del Nord", "Le lune di Hvar", "Un caso di coscienza" e "Nei mari estremi". Ha continuato a scrivere fino agli ultimi anni nonostante la cecità progressiva. Si è spenta a Milano il 26 giugno 2001. "Diario ultimo", pubblicato postumo nel 2006 a cura di Antonio Ria, costituisce la sua estrema testimonianza narrativa.
Giovanni Tesio (1946), già ordinario di letteratura italiana presso l’Università del Piemonte Orientale A. Avogadro, ha pubblicato alcuni volumi di saggi (l’ultimo, La poesia ai margini, nel 2014), una biografia di Augusto Monti, una monografia su Piero Chiara, molte antologie. Ha curato per Einaudi la scelta dall’epistolario editoriale di Italo Calvino, I libri degli altri (1991); recentemente la conversazione con Primo Levi, Io che vi parlo (2016), e più recentemente ancora, presso Interlinea, un altro volume di considerazioni su vita e opera di Levi, Primo Levi. Ancora qualcosa da dire (2018). Sempre presso Interlinea un pamphlet in difesa della lettura, della letteratura e della poesia, I più amati. Perché leggerli? Come leggerli? (2012), e un «sillabario» intitolato Parole essenziali (2014). La sua attività poetica, dopo esordi lontani, è sfociata nella pubblicazione di un canzoniere in piemontese di 369 sonetti, intitolato Vita dacant e da canté (Torino, Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, 2017). È stato per trentacinque anni collaboratore de «La Stampa», al cui inserto, «Torinosette», collabora tuttora.

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