Così ti ricordi di me

Autore:
Editore:
Anno:
2011
ISBN:
9788851801625
DRM:
Social DRM

€6.99


Description

«Lui, intanto, si prepara. Si mette la parrucca, lo scialle e il rossetto. Poi accende il giradischi e comincia a ballare. Balla come Meri, alzando le braccia e girando i polsi, davanti allo specchio. E Meri applaude. "Bravo! Bravo!". Neppure lei riesce a stare ferma. Anche se lui è pesante, lo prende in braccio e comincia a girare, a girare, e tutto si confonde sempre più intorno a loro, e a lui viene quasi il vomito. Però non si vuole fermare e chiede a Meri di girare, di girare ancora, finché ne ha la forza.» Il luogo: Ponte Nero, un paesino del Sud Italia. Il tempo: gli anni Settanta. Il clima: una civiltà ancora immersa nell'antichità contadina, ma già invasa dalle Fiat 850, dai fotoromanzi "Lancio" e dalle canzoni di Mina. Il protagonista: Oreste, un bambino di sette anni. Rosaria è fuggita fino in America, via da casa, quattordici anni prima: ora, morto il padre e fallito il matrimonio, fa ritorno. Vuole rivedere la madre e la sorella, far conoscere loro il figlioletto Oreste. Ma il peso della violenza subita in famiglia anni prima, la rabbia e l'angoscia la sopraffanno: una mattina Rosaria riparte precipitosamente e non placata, senza nemmeno salutare Oreste, affidandolo - per il tempo dell'estate - alla madre e alla sorella. Oreste non capisce, si sente tradito e la sua disperazione vanifica la speranza di Rosaria che, in sua assenza, il figlio possa, con la forza della propria innocenza, annullare il potere dei ricordi, preparare per lei la riconciliazione. Il soggiorno di Oreste a Ponte Nero si trasforma così in un perverso viaggio nella solitudine, nella paura e nell'ambiguità sessuale, con un crescendo di cattiverie e di delitti domestici, in un altalenare drammatico di opposti sentimenti nei confronti della nonna, della zia e, soprattutto, della giovane cugina Meri. Alla bruciante melodrammaticità della vicenda fa da controcanto una lingua di letterarietà semplice, quasi minimale, arricchita nei dialoghi di impasti dialettali e angloamericanismi, che porge al lettore il sapore dei primi anni Settanta, quando ancora si parlava dialetto, ma già si portavano i jeans.



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