Iniziata con l’invasione sovietica, l’ultima guerra afgana compie quarant’anni con attori diversi ma sempre con le stesse vittime: i civili.
Una lunga guerra della quale Usa e alleati – tra cui l’Italia – sono tra i maggiori responsabili anche per l’ennesima grande illusione: diritti, lavoro, dignità, uguaglianza. A diciotto anni dall’ultima fase del conflitto iniziato nel 2001, il disastroso bilancio è anche il manifesto di come si possa utilizzare la bandiera dei diritti per violarli ripetutamente. I saggi scritti dai più autorevoli osservatori delle vicende afgane disegnano illusioni e sofferenza, le responsabilità di guerriglia, governo e alleati stranieri, i giochi degli attori regionali e lo spregiudicato uso di una propaganda cui non credono più nemmeno i suoi inventori.
Una fotografia in bianco e nero dove il nero trionfa. Un atto d’accusa che, pur riconoscendo la buona fede di molti, mette il dito nella piaga della malafede tipica di ogni conflitto.

<p><strong>Emanuele Giordana</strong> cofondatore di Lettera22, collaboratore de “il manifesto” e voce inconfondibile di “Radio3mondo”. Con altri redattori di Lettera22, di cui è cofondatore, ha scritto <em>La scommessa indonesiana, Diversi ma uguali, A Oriente </em><em>del Profeta</em>, <em>Il Dio della guerra</em>, <em>Geopolitica dello tsunami e Tibet. Lotta e compassione </em><em>sul tetto del mondo</em>. Già docente di cultura indonesiana all’IsMEO, insegna alla Scuola di giornalismo della Fondazione Basso e all’Ispi. È presidente dell’associazione Afgana.</p> <p><strong>Lettera22</strong> è un’associazione tra freelance specializzata da 25 anni in politica internazionale. Alcuni dei suoi membri fanno anche parte dell’agenzia China Files.</p>