Description
È la cooperazione che precede lo scambio, cioè il mercato, e lo rende possibile.
Il mito dell’homo economicus è nato dalla separazione di natura e cultura che nell’era moderna, cioè con il
capitalismo, ha contrapposto la potenza trasformatrice all’inerzia di tutto ciò che non è soggetto, spirito,
dominio: il mondo inanimato ma anche le donne, considerate incapaci di distaccarsi dalla natura, i popoli
“selvaggi”, le masse popolari, i lavoratori.
Il lavoro è sempre stato vissuto e considerato come una condanna e confinato a una condizione servile.
La dignità del lavoro, rivendicata dal movimento operaio, non è che il frutto di uno slittamento semantico:
si dice lavoro, ma si parla di lavoratori e lavoratrici, persone.
Non c’è alcuna dignità nel rivendicare il lavoro che produce degrado, inquinamento, malattie.
La dignità del lavoro è solo quella che produce benessere per gli esseri umani, il vivente, l’ambiente, cioè il
lavoro di cura.
Chiudere con l’antropocentrismo, rimettere al centro il rapporto tra l’essere umano e il suo mondo significa
riscoprire la natura dentro e fuori di noi.
Biographical notes
È stato uno dei leader del Sessantotto. Vive a Milano dove lavora per una società di ricerche economiche e sociali. Fa parte del Comitato tecnico-scientifico dell’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente (Anpa). Collabora con i quotidiani, La Repubblica e il Manifesto.