Description
Venticinque anni fa siamo tornati in un nuovo paese. Io incontravo quella società nella quale il volere della sorte mi aveva fatto nascere ma non crescere. Non avevo particolari associazioni d’idee col passato e neppure rappresentazioni del possibile futuro di quei luoghi. Ne facevo semplicemente la conoscenza. Ma per mio padre tutto era ovviamente molto più complicato. Nonostante la sua esperienza personale e la conoscenza del passato, sognava una Russia del futuro guarita dai suoi mali. Lo spiegava così: anche in assenza di evidenti motivi per essere ottimista, l’incontro di quell’estate con centinaia di persone gli aveva restituito forze e fede. Era tornato a casa, e la sua casa era quanto aveva di più caro. Nei successivi quattordici anni non era più uscito dai confini del paese». Gli interventi, qui raccolti e tradotti per la prima volta in Italia, introdotti da uno scritto del figlio Ermolaj e curati da Sergio Rapetti, contengono le riflessioni che Aleksandr Solženicyn maturò negli ultimi anni della sua vita, in cui la prima e pressante preoccupazione fu tornare a parlare con la gente, ricomporre il quadro della situazione economica e sociale della Russia, per riprenderne la narrazione da dove si era interrotta. Non smise di evidenziarne eccessi e contraddizioni, di proporre letture che dessero conto delle mille facce di quella società: nazionalismo, panrussismo e rapporto con l’Occidente. Come ebbe a scrivere Vittorio Strada, «in questo mondo imprevedibile Solženicyn è un possibile orientamento tra i pochi superstiti. Leggerlo, tra consenso e dissenso, aiuta a vincere il vuoto dell’indifferenza e a cercare una via verso qualcosa che non c’è più o forse non c’è ancora»
Notes biographiques
Aleksandr Solženicyn (Kislovodsk 1918-Mosca 2008), dopo l’esordio nel 1962, in particolare con Una giornata di Ivan Denisovič che lo rese subito famoso nel mondo, ricevette il premio Nobel per la Letteratura nel 1970. Venne espulso dall’URSS nel 1974 per altre opere proscritte dalla censura nel suo paese e pubblicate solo all’estero, tra le quali Arcipelago Gulag. Visse l’esilio negli Stati Uniti, lavorando al grandioso ciclo storico-narrativo La Ruota rossa fino al 1994, quando rientrò in patria, dove, anche nei suoi ultimi anni, continuò a scrivere e a pubblicare.