Description
La dieta mediterranea, a dispetto delle mode, non accenna a scendere dal podio dei regimi alimentari consigliati per mantenere salute e benessere. Fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso biologi, nutrizionisti, medici raccomandano un’alimentazione ricca di cereali, legumi, frutta, verdura, pesce e pasta e povera di prodotti di origine animale per contrastare le malattie proprie delle società industriali. Ma cosa c’è di vero e cosa è stato mitizzato di un modello che non corrisponde a nessuna precisa realtà storica e geografica del Mediterraneo, visto che ancora nella prima metà del Novecento olio, grano e vino – la cosiddetta “trinità mediterranea” – entravano solo nelle cucine dei ricchi? Ed è poi corretto definire “locale” e “tradizionale” ciò che – come quella “trinità” – è giunto dall’esterno e le relative elaborazioni, che sono esito e testimonianza di passaggi, incontri, commistioni di popoli e culture differenti?
Biographical notes
Vito Teti, già professore ordinario di Antropologia culturale dell’Università della Calabria, dove ha fondato e diretto il Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo, è considerato tra i massimi esperti di antropologia dell’alimentazione. Tra le sue opere più recenti: Il colore del cibo. Geografia, mito e realtà dell’alimentazione mediterranea (Meltemi, 2019), Prevedere l’imprevedibile. Presente, passato e futuro in tempo di coronavirus (Donzelli, 2020), Nostalgia. Antropologia di un sentimento del presente (Marietti, 2020), La restanza (Einaudi, 2022), Pietre di pane. Un’antropologia del restare (Quodlibet, 2024).