Description
Il libro analizza l’opera di alcune scrittrici che sono state capaci di un’elaborazione del dolore felicemente risolta sul piano letterario. La prima tappa, che parte da Irène Némirowsky e da Marie Cardinal, rende conto di un difficile guadagno di libertà fatto all’interno di una relazione madre-figlia conflittuale, ma che approda infine a una riparazione. La seconda tappa si occupa dello sradicamento e della perdita della lingua materna in Ágota Kristóf. La terza parla dell’accettazione della limitatezza nella narrativa di Flannery O’Connor: secondo l’autrice, l’intima accoglienza della propria fragilità apre una crepa salvifica in cui può insinuarsi la grazia. L’ultima tappa, dedicata a Anna Maria Ortese, riflette sul tema della perdita e raccoglie l’invito dell’autrice a un amore e a una compassione universali, che si rivolgono non solo agli esseri umani più sfortunati, ma a tutte le creature e all’intera natura, la cui violazione ha condotto l’umanità in un vicolo cieco.
Biographical notes
Wanda Tommasi insegna filosofia all’Università di Verona. Fa parte della comunità Diotima, con cui ha elaborato il pensiero della differenza sessuale. Fra i suoi libri, oltre a due volumi su Simone Weil, uno su Etty Hillesum e uno sui filosofi e le donne, ci sono: La scrittura del deserto (Napoli 2004), María Zambrano. La passione della figlia (Napoli 2007), Oggi è un altro giorno (Napoli 2011), Ciò che non dipende da me (Napoli 2016) e La ragione alla prova della follia (Napoli 2018).