Umanità in trincea

Voci di giustizia da una grande guerra senza pace
Editore:
Anno:
2019
ISBN:
9788834341469
DRM:
Social DRM

€15.99


Description

La trincea, con «la sua nervosa ossessione di ciò che sta tramando 'l'altra parte'», si è insediata nelle mentalità con la Grande guerra e getta l'ombra delle sue paranoie fino al nostro presen­te, fissando «un modello di moderna polarizza­zione politica, sociale, artistica e psicologica». Pur lontane dal fango e dal sangue, 'trincee' fu­rono anche quelle allestite a Versailles, perché sui tavoli diplomatici del 1919 non si fece che perpetuare lo stesso 'spirito del 1914' da cui l'immane conflagrazione aveva tratto origine e che avrebbe generato sempre nuove catastrofi. L'infinita catena delle rivalse, il 'patriottismo difensivo' e punitivo, la tendenza a 'schivare il concreto', l'avidità e le idee di superiorità raz­ziale occultate sotto la coltre retorica di grandi ideali continuarono a incombere sull'Europa e sul mondo. I conflitti e le spinte disgregatrici dei nostri giorni ne portano i cupi segni. Segni di un'ingiustizia originaria e radicale, che è già manifesta – come insegna l'esperienza profes­sionale degli autori, tre penalisti – nell'ansia di restituire il torto e di pervenire a qualche 'solu­zione finale' criminalizzando e annientando gli elementi di disturbo. Il libro esplora lo 'spiritualmente tipico' di quelle vicende, da Sarajevo fino a oggi, rac­cogliendo sia dalle memorie dei dimenticati della guerra sia dalla grande letteratura mittel-europea (Musil, Canetti, Kraus, Roth, Trakl) e italiana (Gadda, D'Annunzio, De Roberto, Serra, Slataper, Stuparich, Svevo, Lussu, Saba, Marin, Ungaretti), parole espressive di una giustizia che si invera, come scrisse Piero Calamandrei, immergendosi nel dolore dell'altro (del 'nemico' stesso) e degli ultimi. È questa la via d'uscita dalla prigionia delle trincee, fisiche e psichiche, che riconduce al «senso della parola uomo», dove la terra non è più 'di nessuno', ma 'di ognuno': dove «ognuno, ma proprio ognuno», come scrive Elias Canetti, è «un centro a fianco di innumerevoli altri, i quali lo sono quanto lui».



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