Description
Nonostante i 40.000 chilometri di filo spinato e muri costruiti negli ultimi anni, il Covid-19 ha oltrepassato confini e barriere con gran velocità. Hanno parlato di “nemico invisibile”, nascondendo l’origine del problema e le responsabilità che ne derivano. Hanno usato la parola “guerra”, ignari di cosa significhi fare leva sui sentimenti muscolari e identitari. Hanno detto che era impossibile prevedere il disastro. Spostare l’attenzione, costruire nemici da dare in pasto agli elettori: una delle forme più vecchie e banali, ma ancora efficaci, di manipolazione politica. Può aver funzionato in passato, ma oggi il virus mette tutti spalle al muro. Non siamo in presenza di una guerra e il Covid non è un nemico invisibile inaspettato: da molti anni si parla della minaccia di nuovi virus, conseguenze dirette del collasso climatico e della perdita di biodiversità. Sembra che le vecchie basi scientifiche e filosofiche su cui poggia la nostra modernità non siano più in grado di affrontare le sfide che abbiamo di fronte: l'insostenibilità sociale, ambientale ed ecologica del liberismo. La storia insegna che a volte i grandi mutamenti epocali sono positivi; altre volte portano una maggiore concentrazione della ricchezza e del potere, a una crescita delle disuguaglianze e un peggioramento delle forme della democrazia. Cosa preferiamo per il nostro futuro?
Biographical notes
Economista, attivista e scrittore, ha lavorato per dieci anni sul campo con i movimenti sociali latinoamericani al fianco delle popolazioni indigene e rurali. Nel 2002 viene arrestato in Ecuador per le sue attività contro le multinazionali petrolifere. Lavora con don Ciotti, è coordinatore di Libera e della Rete dei Numeri Pari. Ha pubblicato Per amore della Terra (Castelvecchi, 2019), Così va il mondo, con Gianni Minà (2017), Anatomia di una rivoluzione (Castelvecchi, 2012).