Description
È innegabile. Chi vive oggi, tra il XX e il XXI secolo, affronta più di un disagio nel rapportarsi alla morte. Lo spaesamento nella relazione con chi ha subìto una perdita, l’imbarazzo a visitare un amico morente, il terrore di arrivare alla fine della vita non autosufficienti sono tutti indizi del fragile rapporto tra noi e l’idea della morte. Marina Sozzi rilegge la ‘rarefazione’ della nostra cultura funebre alla luce delle categorie antropologiche, ne ricerca le ragioni storiche e indaga i modi in cui la società è comunque riuscita a far fronte al trauma della morte, chiamando in soccorso ‘supplenti’ d’emergenza: la medicina, che si è presa cura dei morenti negli ospedali, la psicoanalisi e la psicologia, che hanno costruito il paradigma del ‘lavoro del lutto’.
Biographical notes
Marina Sozzi, direttore scientifico della Fondazione Fabretti, insegna Tanatologia storica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. È membro del Comitato etico della Fondazione Faro e direttore della rivista “Studi tanatologici”. Tra le sue pubblicazioni: Il sonno e la memoria. Idee della morte e politiche funerarie nella Rivoluzione francese (Torino 1999); La scena degli addii. Morte e riti funerari nella società occidentale contemporanea (Torino 2001); Virtuoso e felice. Il cittadino repubblicano di C.A. Helvétius (Pisa 2002); Perfezione e finitudine. La concezione della morte nell’utopia in età moderna e contemporanea (Torino 2004).