Tu sei una benedizione

Anno:
2013
ISBN:
9788839965073
DRM:
Social DRM

€5.10

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Description

Tu sei una benedizione! È difficile trovare un'espressione di stima più bella tra quelle che possiamo donare a una persona. Anche Anselm Grün è una benedizione del genere. Le sue parole danno forza, fanno chiarezza interiore. Cos'è una benedizione? E a che cosa crede Anselm Grün quando ci incoraggia ad essere a nostra volta una benedizione e a benedire gli altri? ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE L’Ökumenischer Kirchentag, la Giornata ecumenica delle chiese cristiane, del 2003 era all’insegna del motto: «Siate una benedizione». Ha riportato alla coscienza di molte persone il tema della benedizione. Evidentemente la benedizione fa leva su un anelito profondo dell’essere umano. Le persone anelano a essere benedette. Ma il motto della Giornata ecumenica ha suscitato in molti anche qualcos’altro: all’improvviso hanno scoperto che possono benedire a propria volta e sono autorizzati a farlo. Alcuni hanno timore di benedire gli altri. Pensano che sia un’azione riservata ai sacerdoti. Durante la Giornata ecumenica, invece, per molti ha costituito un’esperienza piena di gioia che, in liturgie di benedizione, le persone si siano benedette a vicenda. Ogni cristiano ha l’autorità di benedire. E ogni cristiano, in quanto benedetto da Dio, è a sua volta una benedizione per gli altri. Durante la Giornata ecumenica e in seguito anch’io ho vissuto varie esperienze di benedizione. Alcune persone mi si sono avvicinate perché volevano essere benedette. Così, in questo libro, vorrei raccontare le mie esperienze di benedizione ed esaminare la tradizione della Bibbia e della liturgia a proposito di questo tema. Scrivo questo libro nella consapevolezza della mia qualità di benedettino. Il nostro fondatore è il ‘Benedetto’ (benedictus). Noi monaci portiamo con noi il tema della benedizione già nel nome. Ci tocca già a partire dall’immagine che abbiamo di noi stessi. Un’esperienza durante la Giornata ecumenica mi ha colpito profondamente. Dopo una celebrazione liturgica mi si avvicinò una coppia chiedendomi la benedizione. L’uomo disse che aveva urgente bisogno di essere benedetto, perché aveva sempre sperimentato la maledizione. Su di lui erano state pronunciate molte parole che lo svalutavano e gli auguravano il fallimento della sua esistenza. Contro di esse desiderava ricevere parole di benedizione, che penetrassero nella sua anima scacciando quelle di maledizione. Dalla Giornata ecumenica in poi mi succede con regolarità, anche dopo le mie conferenze, che le persone non desiderino soltanto un autografo sui libri, ma che mi chiedano anche la benedizione. Allora impongo loro le mani e pronuncio una benedizione. Così facendo mi lascio guidare dall’intuito per dire le parole adatte in questo momento alla loro situazione concreta. E c’è anche un’altra esperienza che mi incoraggia a scrivere un libro sulla benedizione. Quando, durante i corsi nell’abbazia di Múnsterschwarzach, celebro l’eucaristia con un gruppo, capita che a volte, dopo la messa, alcuni partecipanti mi portino un crocifisso, un angelo o una candela con la preghiera di benedirli. Quando poi, prima della benedizione solenne al termine della messa, annuncio che benedirò l’oggetto che qualcuno mi ha portato, spesso si aggiungono spontaneamente altre persone, portando la loro catenina, la fede nuziale, la loro Bibbia o un altro oggetto che per loro ha un’importanza particolare, affinché io benedica anche questi. In un incontro con alcuni confratelli ci siamo chiesti perché all’improvviso la gente senta un tale bisogno di benedizione. Ci sono venuti in mente diversi motivi. Quando qualcuno chiede di essere benedetto, desidera mettersi sotto la protezione di Dio. Desidera sperimentare in concreto che Dio è anche vicino a lui. La benedizione è qualcosa di indipendente dalle chiese ufficiali. Ogni persona è in grado di benedire. Tuttavia la benedizione non si chiede a chiunque, bensì soltanto a chi ha un determinato retroscena, per esempio il padre, la madre, l’amico o l’amica, oppure anche il sacerdote, che è consacrato. Devo aver fiducia in chi mi benedice. Altrimenti questa persona potrebbe associare alla benedizione delle cattive intenzioni oppure potrebbe legarla troppo ai suoi bisogni personali. Con la sua benedizione potrebbe monopolizzarmi. Nel Sal 61 sta scritto: «Con la bocca benedicono, nel loro cuore maledicono» (Sal 61,5). Evidentemente la chiesa era consapevole del pericolo di abusare della benedizione e perciò ha preteso come premessa necessaria per i sacerdoti, coloro che la impartiscono ufficialmente, la purificazione interiore.



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