Description
A cura di Emma Maria Gigliozzi
Testo latino a fronte
L'amicizia, dopo la sapienza, è per Cicerone il più prezioso tra i beni umani. Quel sentimento limpido e disinteressato che non nasce dalla ricerca dell'utile, ma da un'inclinazione assolutamente naturale che unisce due o più uomini, diviene la più nobile delle coesioni quando si allarga alla sfera pubblica e favorisce così il bene dello Stato. La sua più autentica e felice manifestazione è proprio in quella concordia sociale e civile che è alla base della moralità della cittadinanza e della forza di una repubblica. A distanza di duemila anni, un testo di sorprendente attualità.
Marco Tullio Cicerone
nacque ad Arpino nel 106 a.C. da una ricca famiglia di cavalieri. Venuto a Roma per completare gli studi, ebbe come padrini del suo battesimo culturale Muzio Scevola l’Augure e Crasso, che lo avviarono alla conoscenza del diritto e alla pratica del Foro. Divenne presto un personaggio pubblico molto popolare e raggiunse la carica di console. Ma nel 50 si alleò con Pompeo contro Cesare e, quando Cesare morì, fu giustiziato dai sicari di Antonio presso la sua villa di Formia, il 7 dicembre del 43. Scrisse di tutto: orazioni (le Catilinarie, le Verrine, le Filippiche), opere retoriche (fra cui l’Orator e il De oratore), politiche (De Republica, De legibus), filosofiche (De officiis, De finibus bonorum et malorum) e anche poesie.
Testo latino a fronte
L'amicizia, dopo la sapienza, è per Cicerone il più prezioso tra i beni umani. Quel sentimento limpido e disinteressato che non nasce dalla ricerca dell'utile, ma da un'inclinazione assolutamente naturale che unisce due o più uomini, diviene la più nobile delle coesioni quando si allarga alla sfera pubblica e favorisce così il bene dello Stato. La sua più autentica e felice manifestazione è proprio in quella concordia sociale e civile che è alla base della moralità della cittadinanza e della forza di una repubblica. A distanza di duemila anni, un testo di sorprendente attualità.
Marco Tullio Cicerone
nacque ad Arpino nel 106 a.C. da una ricca famiglia di cavalieri. Venuto a Roma per completare gli studi, ebbe come padrini del suo battesimo culturale Muzio Scevola l’Augure e Crasso, che lo avviarono alla conoscenza del diritto e alla pratica del Foro. Divenne presto un personaggio pubblico molto popolare e raggiunse la carica di console. Ma nel 50 si alleò con Pompeo contro Cesare e, quando Cesare morì, fu giustiziato dai sicari di Antonio presso la sua villa di Formia, il 7 dicembre del 43. Scrisse di tutto: orazioni (le Catilinarie, le Verrine, le Filippiche), opere retoriche (fra cui l’Orator e il De oratore), politiche (De Republica, De legibus), filosofiche (De officiis, De finibus bonorum et malorum) e anche poesie.