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Published in Sociologia n.1/2018 - Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali dell'Istituto Luigi Sturzo, diretta da Andrea Bixio | Tra gli aspetti originali e probabilmente inimitabili dell’opera di Norbert Elias, oggi unanimemente considerato un classico della sociologia, c’è anche un fecondo intreccio con la letteratura. Elias è un autore molto parco nel riferirsi ad altri studiosi, ma nei suoi testi le citazioni di poeti e scrittori sono in buon numero, occupando un posto rilevante nell’argomentazione e mai a semplici fini di abbellimento. Ancora, la sua è stata definita una “sociologia narrativa”: non sono rari i momenti di fascinazione nel leggere le sue ricostruzioni storiche o i suoi richiami sul senso del passato e l’inevitabilità della violenza. Infine, Elias stesso è stato un poeta, e la poesia nella sua vita come nella sua opera ha avuto un’importanza fondamentale. Questo incontro peculiare tra lo sguardo sociologico e la parola letteraria sembra aver ricevuto poca attenzione, tranne alcune eccezioni, tra gli studiosi di Elias, e forse ancor meno da parte di quei sociologi, oggi sempre più numerosi, che fanno riferimento alle opere letterarie. La presente nota vuole modestamente contribuire a riportare l’attenzione sul rapporto tra la sociologia di Elias e la letteratura, proponendosi di dare conto della ricchezza degli esempi forniti dal sociologo tedesco. Ciò nella convinzione che l’approccio eliasiano può apportare nuovi spunti a quella discussione, teorica e metodologica, sui rapporti con la letteratura che contraddistingue la sociologia sin dalle sue origini. Se tale discussione ha dimostrato senza indugi la rilevanza delle fonti letterarie per il sociologo, essa ha anche evidenziato la difficoltà della traduzione del racconto letterario in ragionamento sociologico. Per la sociologia la seduzione della letteratura può essere piacevolmente pericolosa, come quella di Don Giovanni di fronte al «vorrei, e non vorrei» di Zerlina. Il rischio è di una liquefazione: di una “sociologia liquida” che perda la propria identità, concettuale e retorica, trasformandosi in una narrazione tra le altre.