Descrizione
Le Lettere sono “inutili”, come sempre più spesso si ripete? Ha senso porre la questione in questi termini banali e semplicistici? Ha senso interrogarsi sull’utilità e sul peso economico di un elemento da sempre distintivo dell’uomo rispetto alle altre specie viventi? Quale spazio viene riservato alle Lettere nell’università di oggi? A quali imposizioni burocratiche viene sottoposto, in un processo di lento annientamento? Leggere sarà ancora un’attività diffusa nel mondo che stiamo costruendo? Davide Canfora tenta di dare alcune risposte e di definire in che modo è possibile – se è possibile – difendere uno spazio per gli studi umanistici.
Note biografiche
(1973) Insegna Filologia italiana nell’Università di Bari. Si è occupato di Dante, Petrarca, Boccaccio, Umanesimo latino e volgare, Ariosto, Erasmo, Tasso, Leopardi, Manzoni. Ha curato l’edizione critica di alcuni dialoghi dell’umanista Poggio Bracciolini (De infelicitate principum, 1998; De vera nobilitate, 2002; Contra hypocritas, 2008) e molte opere di Erasmo da Rotterdam (L’educazione del principe cristiano, 2009; Adagia di pace, guerra, saggezza, follia, 2013; Il Ciceroniano, 2016)