Da anni in prima linea nella lotta alla droga, il dottor Gabor Matè accompagna il lettore in un percorso di consapevolezza nel mondo della tossicodipendenza attraverso le testimonianze dei numerosi pazienti di cui si è preso cura. Con voce compassionevole riporta le loro storie di dolore, offrendo un testo che però risulta essere molto più che una semplice carrellata di casi clinici. Matè, nel suo lavoro di ricerca, riesce a mettere in luce una prospettiva diversa dalla quale comprendere, e grazie a questo sconfiggere, le cause profonde che generano i meccanismi della dipendenza, quella particolare condizione per cui, come gli spiriti famelici della ruota dell’esistenza buddhista, si è costantemente alla ricerca di qualcosa al di fuori di sé stessi, per frenare un insaziabile desiderio di sollievo e appagamento. La sua empatia fa sì che questa lettura diventi un testo imprescindibile, non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per tutti coloro che desiderano conoscere da vicino uno dei mali più grandi della nostra società.

Nato a Budapest nel 1944 in una famiglia di ebrei ungheresi, Gabor Maté può a ragione essere considerato un sopravvissuto alla follia del nazismo. La sua infanzia è stata segnata in maniera indelebile dal dolore e dalla separazione: i nonni materni furono deportati e morirono entrambi ad Auschwitz, la zia venne dichiarata dispersa mentre il padre fu costretto ai lavori forzati. Tale condizione di instabilità, dolore e preoccupazioni continuò ad affliggere la sua famiglia anche dopo la Seconda guerra mondiale a causa della grave situazione politica in cui versava l’Ungheria. Fu così che nel 1956, a seguito dell’insurrezione, assieme ai genitori e al fratello il giovane Gabor emigrò in Canada, a Vancouver. Questi brevi cenni biografici, che si focalizzano principalmente su un’infanzia costellata di lutti, esperienze traumatiche e assenza di serenità, non vanno confusi con curiosi dettagli sentimentali ma piuttosto sono da tenere sempre sullo sfondo nell’avvicinarsi ai testi di Maté, in quanto si tratta di testimonianze fondamentali per capire l’impegno come medico e tutta l’opera di questo acclamato autore dalle idee rivoluzionarie rispetto a una delle più grandi piaghe contemporanee: la dipendenza. È lui stesso a raccontare di sé in quasi tutte le sue pubblicazioni, perché è stato guardando alle ferite che la vita gli ha inferto già nella più tenera età che ha potuto provare a comprendere il male che sconvolge il prossimo. Nei suoi incontri ravvicinati con i tossicodipendenti nel Downtown Eastside di Vancouver, Maté ha incontrato anche i suoi fantasmi, l’ADHD per citarne uno, e se li è fatti amici per poter avere le chiavi per avvicinarsi ancora di più a quelle esistenze disperate che vivono ai margini della nostra società. Con all’attivo ben quattro titoli best seller pubblicati in più di trenta lingue, Maté è un conferenziere acclamato a livello internazionale, ricercato per la sua immensa preparazione in temi come la dipendenza, il trauma, lo sviluppo infantile e il rapporto tra stress e malattia, temi per i quali si è distinto dando un’interpretazione e risposte che scardinano dalle fondamenta l’immaginario collettivo contemporaneo, dal concetto di malato all’idea di società. Per quanto riguarda le sue competenze, invece, va ricordato che sono maturate nella lunga carriera come medico di famiglia e di cure palliative, ma soprattutto nel decennio a stretto contatto con una delle realtà più scomode di Vancouver: il Downtown East Side, il quartiere in cui è presente il più alto tasso di pazienti dilaniati dalla tossicodipendenza e in lotta con le malattie mentali. A prova di ciò, per il suo innovativo lavoro di medico e di scrittore, è stato insignito dell’Order of Canada, la più alta onorificenza civile del suo paese, e del Civic Merit Award.