Description
Già nel tardo Settecento Giuseppe Maria Galanti, il grande riformatore di matrice genovesiana, aveva idee precise sul gusto dei calabresi in ordine al canto e alla musica, come anche circa i loro valori e comportamenti nel più vasto campo dei costumi e dei principii della vita associata. Sceso in Calabria nel 1792 in qualità di Visitatore generale del Regno (carica di antico elevatissimo prestigio, riesumata apposta per lui), egli aveva avuto modo di notare come i calabresi comunicassero una fin troppo evidente propensione all’umor malinconico, e come, in generale, fossero inclini a comportamenti assai ri-servati e addirittura selvatici, e si mostrassero naturalmente portati alla violenza perché (era opinione del Nostro) guastati da una troppo lunga condizione servile. In realtà, agli occhi non del solo Galanti, ma di diecine e diecine di viaggiatori fore-stieri che - tra Settecento e primo Novecento - avessero occasione di frequentarli, a salvare i calabresi era soprattutto una fortissima componente di coerenza e caparbietà, così nel bene come nel male, che li rendeva “negli amori e negli adii tenacissimi” (Galanti).