Description
«L'ecologia è l'amore di chi non ha alternative. Non abbiamo un altro posto dove andare. Se romperemo definitivamente la Terra, per noi sarà finita. Nei secoli e nei millenni altre specie si adatterebbero, troverebbero il modo di prosperare, ma quelle specie non saremmo noi. »
«In statistica, il tempo di ritorno è il tempo medio che corre tra il verificarsi di due eventi di uguale intensità. Il tempo di ritorno è quanto ci mettono a tornare i grandi traumi, o le crisi epilettiche, o gli amori, o gli scudetti, o gli attacchi di panico, o i messaggi che disperatamente aspettiamo, o i temporali, o le ondate di calore, o le alluvioni. »
«Accettare quanto siamo personalmente compromessi con le cause dell'inabitabilità futura della Terra è il primo atto di ribellione contro il collasso. »
«Anche se l'ecologia è stata il centro della mia vita e il cambiamento del clima è una delle mie paure più grandi, la mia famiglia è stata un tempo una piccola nazione fondata sui combustibili fossili, un minuscolo emirato napoletano del carbone e del gasolio. »
«Ogni storia familiare è smisurata e contiene l'intera umanità. Abbiamo una sola opportunità di raccontarla, e non dovremmo sprecarla. Io la mia voglio usarla così, per cercare l'inizio della crisi climatica, l'Antropocene familiare. »
In statistica, il tempo di ritorno è la probabilità che un evento estremo si verifichi. È il tempo che ci mettono a ripresentarsi i grandi traumi, gli amori, gli scudetti, gli attacchi di panico, i messaggi che disperatamente aspettiamo, le ondate di calore, le alluvioni. La crisi climatica, con le sue catastrofi a distanza sempre più ravvicinata, ci ha trasformato in una società post-traumatica di massa.
In questo libro, il tempo di ritorno però è anche il viaggio a ritroso del protagonista nella storia della sua famiglia, che una volta è stata «una piccola nazione fondata sui combustibili fossili»: il nonno operaio all’Italsider, il padre camionista, la madre che passa dagli studi umanistici alla gestione di una ditta di trasporti. Una storia di carbone e gasolio che nasce e riannoda i suoi fili nella zona industriale di Napoli, e si fa parabola per raccontare l’Italia intera dal dopoguerra a oggi. Non è una storia di clima ma, come ogni storia, è anche una storia di clima. Due generazioni che si ritrovano: quella dei padri che hanno lottato per uscire dalla povertà e costruire un piccolo benessere, e quella dei figli che quel benessere lo hanno ereditato, assieme a un mondo sul punto di collassare.
Solo se impariamo ad abitare questa contraddizione e riconosciamo di essere compromessi in prima persona con il processo che sta conducendo la Terra all’inabitabilità, possiamo provare a sovvertire quello che sembra un destino già tracciato. Perché «l’ecologia è l’amore di chi non ha alternative» e noi, specie umana, non abbiamo un altro posto dove andare.
«In statistica, il tempo di ritorno è il tempo medio che corre tra il verificarsi di due eventi di uguale intensità. Il tempo di ritorno è quanto ci mettono a tornare i grandi traumi, o le crisi epilettiche, o gli amori, o gli scudetti, o gli attacchi di panico, o i messaggi che disperatamente aspettiamo, o i temporali, o le ondate di calore, o le alluvioni. »
«Accettare quanto siamo personalmente compromessi con le cause dell'inabitabilità futura della Terra è il primo atto di ribellione contro il collasso. »
«Anche se l'ecologia è stata il centro della mia vita e il cambiamento del clima è una delle mie paure più grandi, la mia famiglia è stata un tempo una piccola nazione fondata sui combustibili fossili, un minuscolo emirato napoletano del carbone e del gasolio. »
«Ogni storia familiare è smisurata e contiene l'intera umanità. Abbiamo una sola opportunità di raccontarla, e non dovremmo sprecarla. Io la mia voglio usarla così, per cercare l'inizio della crisi climatica, l'Antropocene familiare. »
In statistica, il tempo di ritorno è la probabilità che un evento estremo si verifichi. È il tempo che ci mettono a ripresentarsi i grandi traumi, gli amori, gli scudetti, gli attacchi di panico, i messaggi che disperatamente aspettiamo, le ondate di calore, le alluvioni. La crisi climatica, con le sue catastrofi a distanza sempre più ravvicinata, ci ha trasformato in una società post-traumatica di massa.
In questo libro, il tempo di ritorno però è anche il viaggio a ritroso del protagonista nella storia della sua famiglia, che una volta è stata «una piccola nazione fondata sui combustibili fossili»: il nonno operaio all’Italsider, il padre camionista, la madre che passa dagli studi umanistici alla gestione di una ditta di trasporti. Una storia di carbone e gasolio che nasce e riannoda i suoi fili nella zona industriale di Napoli, e si fa parabola per raccontare l’Italia intera dal dopoguerra a oggi. Non è una storia di clima ma, come ogni storia, è anche una storia di clima. Due generazioni che si ritrovano: quella dei padri che hanno lottato per uscire dalla povertà e costruire un piccolo benessere, e quella dei figli che quel benessere lo hanno ereditato, assieme a un mondo sul punto di collassare.
Solo se impariamo ad abitare questa contraddizione e riconosciamo di essere compromessi in prima persona con il processo che sta conducendo la Terra all’inabitabilità, possiamo provare a sovvertire quello che sembra un destino già tracciato. Perché «l’ecologia è l’amore di chi non ha alternative» e noi, specie umana, non abbiamo un altro posto dove andare.
Biographical notes
Ferdinando Cotugno è nato a Napoli e vive a Milano. È giornalista, si occupa di ecologia, clima e politica. Per il quotidiano Domani cura la newsletter e il podcast Areale. Nel 2020 ha pubblicato Italian Wood (Mondadori), nel 2022 Primavera ambientale (Il Margine). Ha redatto la voce «Diplomazia Climatica» dell’Enciclopedia Treccani. Scrive anche per Vanity Fair, Esquire, Rivista Studio, Lucy, Sole 24 Ore.