Description
A 100 anni dalla scomparsa di Giacomo Puccini, 29 novembre 1924, usciranno numerosi e nuovi studi che si proporranno di indagare l’uomo e l’artista. Vallecchi, grazie a un lavoro importante di riscoperta del suo storico catalogo iniziato, con la pubblicazione di Tobino e Gide nel 2020, ha deciso di riportare in libreria Giacomo Puccini Intimo. Un suo storico libro del 1926. Non si tratta di una biografia o di un testo monografico sul compositore luccano, ma di qualcosa di appunto più intimo, il cui valore non viene cancellato dal passare del tempo, ma anzi ne viene esaltato.
Ci sembra importante far rivivere, in occasione dell’anniversario, il racconto che di Giacomo Puccini ne fanno i suoi più cari amici, due com-pagni di vita: Guido Marotti e Ferruccio Pagni. Entrambi conosciuti a Torre del Lago dove il compositore vive uno tra i momenti più felici della sua vita: è il periodo di Madame Lescote, Bohème e Tosca.
Intimo è quindi il ricordo, di Giacomo più che la biografia di Puccini. Un racconto che attraverso le parole di Pagni svela l’uomo nella sua quotidianità, grazie ad aneddoti dimenticati e la rievocazione vivace di momenti famigliari e di svago.
A Marotti è invece affidato il compito di descrivere il rapporto tra Puccini e il mondo artistico del suo tempo e testimoniare l’importanza che la musica ha rivestito nella vita del grande compositore.
Biographical notes
Guido Marotti (1890 – 1987). Giornalista, conobbe Puccini nel 1910, complice la comune passione per la caccia, e lo frequentò negli anni seguenti. Nel 1924 Puccini lo raccomandò con calde parole di affetto a Renato Simoni: «ti presento l’amico mio Guido Marotti. Giova a lui in tutto quello che puoi e vuoi, e mi farai cosa veramente gradita. Io lo conosco da tempo e posso dirti che non ti presento e raccomando uno dei soliti». Due anni dopo la morte di Puccini, Marotti pubblicò questo libro.
Ferruccio Pagni (1866 - 1935). Frequenta la Scuola di Disegno a Livorno, e in seguito l’Accademia delle belle arti di Firenze, dal 1888 al 1891. Negli anni Novanta partecipa alle attività del Club della Boheme, gruppo goliardico-culturale legato a Giacomo Puccini. Lavora per diversi anni a Torre del Lago, insieme a Francesco Fanelli, in quello che il critico d’arte Diego Martelli ha chiamato il sodalizio degli Impressionisti livornesi che, nell’ambito del gruppo postmacchiaiolo, portava avanti un linguaggio modellato su quello francese di Monet e Manet.