Description
“Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni”, scriveva Dostoevskij. Le biblioteche pubbliche, per propria natura, devono cercare di raggiungere l’utenza anche lì dove non si può uscire. Questo libro racconta l’interessante esperienza ultraventennale delle biblioteche in carcere a Roma e offre una panoramica delle biblioteche operanti negli istituti penitenziari in Italia, evidenziando le specifiche di un lavoro da bibliotecari “ospiti” fuori dal proprio ambito con le relative ricadute sull’organizzazione del servizio. Queste esperienze hanno alimentato diverse riflessioni sulla professione del bibliotecario in carcere e sul ruolo particolare di queste biblioteche collocate all’interno di un’istituzione totale, condizione che determina un plusvalore dal punto di vista sociale.
Biographical notes
Laureata in Lettere e Filosofia presso Sapienza Università di Roma, negli anni Ottanta è venuta in contatto con la realtà del carcere. Dopo un’esperienza presso la Casa Circondariale di Velletri e l’Azienda Ospedaliera S. Camillo, dal 2000 lavora per l’Istituzione Biblioteche di Roma, per le esigenze delle Biblioteche in Carcere, in particolare per la Casa Circondariale di Regina Coeli.
Laureata in Scienze Politiche presso l’Università di Roma Tre, ha conseguito il dottorato in Dottrine politiche e questione femminile. Nel 2008 ha pubblicato L’idea più avanzata del secolo, sulla vita e l’opera della femminista Anna Maria Mozzoni. Attualmente impiegata presso il Ministero del Lavoro, ha precedentemente lavorato come bibliotecaria in carcere, in particolare negli Istituti penitenziari per adulti dell’area di Rebibbia.