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«Se si vanno a sommare la contestualizzazione storica, la plausibilità data dall’emergenza esistenziale e dalla fede del primo ministro di allora Menachem Begin nell’azione preventiva, la capacità di esecuzione di quel genere di operazione, aerei cisterna inclusi, e la concatenazione logica degli eventi ricostruiti, non ultima l’escalation prodromica all’evento data prima dall’attentato ai noccioli dei reattori e poi dall’omicidio dello scienziato egiziano, il grado di certezza che attribuisco al quinto scenario è del 99 percento.» Un esperto di sicurezza internazionale (che, come è usanza nel settore, esige l’anonimato). Sono passati oltre quattro decenni dalla strage di Ustica e per la maggior parte degli italiani c’è un’unica certezza: il DC-9 dell’Itavia è stato il bersaglio di un attacco missilistico. Ma nella ricerca dei responsabili della strage si sono costruiti solo scenari privi di qualsiasi rapporto di conformità con la storia o la realtà geopolitica e militare, basati piuttosto su credenze ideologiche – «Sono stati gli americani», si è detto, perché gli americani sono ritenuti guerrafondai – ovvero su idiosincrasie personali – a lanciare la pista francese è stato l’ex presidente Francesco Cossiga, la cui figlia ha recentemente rivelato che «il babbo non era filo-francese, preferiva gli anglosassoni». A seguito della straordinaria mole di anomalie, insabbiamenti e menzogne di questa vicenda, si è vagato su terreni sconosciuti in cerca di qualcosa che non si capiva. Qual è stato il risultato? Nessuno scenario si è rivelato convincente, la magistratura non è riuscita a cavare un ragno dal buco e quello di Ustica è rimasto un «mistero». Dopo aver a lungo seguito questa stessa strada, Claudio Gatti ha deciso di cambiare approccio: si è chiesto quante altre volte nella storia dell’aviazione un velivolo civile è stato bersaglio di un agguato aereo in tempo di pace, e come sono stati spiegati eventuali casi equivalenti verificatisi prima del 1980. Ha così appurato che tali casi si contano sulle dita di una mano e ne ha dedotto che, essendo un evento quasi privo di precedenti, doveva avere un movente straordinario, che non dava spazio a piani alternativi. Ma la scoperta più sbalorditiva è stata che ogni caso equivalente è risultato attribuibile a un unico Paese: Israele. Cosa poteva scatenare un’azione di guerra su un’aerovia italiana? Agli occhi di chi lo governava ed era a capo delle sue forze militari, era in gioco la sopravvivenza stessa del Paese: ecco il movente più potente di tutti. Così è emersa la sola soluzione possibile al cosiddetto «mistero» di Ustica, l’unica conforme alla realtà storica, geopolitica e militare di quel momento.