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La questione ecologica si impone ormai come una sfida ineludibile. Visioni catastrofiste e negazioniste si alternano nel decretare il futuro del pianeta. Poco prima della sua scomparsa, alla vigilia dell’Agenda ONU 2030 e dell’enciclica Laudato si’, Ulrich Beck pubblica un articolo profetico, in cui invita i lettori a non interrogarsi sugli effetti negativi della crisi ambientale e a coglierne invece il potenziale emancipativo. La domanda «come può il cambiamento climatico salvare il mondo?» diventa allora il punto di partenza per un «pensiero costruttivo della catastrofe», orientato alla riparazione di un mondo devastato dagli eccessi del capitalismo. Una rinnovata visione cosmopolita, basata sull’imperativo «cooperare e condividere oppure non cooperare e perire», è la migliore speranza per la nostra società al collasso. Motori della politica cosmopolita sono le città globali, attori e architetti «che immaginano nuove aperture in e per un mondo a rischio», pionieri di forme di governance orizzontale e leggi transnazionali. A dieci anni dalla pubblicazione, questo breve manifesto mantiene viva la forza visionaria di Beck, che qui pone le fondamenta di una politica ecologica globale come unica via d’uscita dalla crisi climatica, contro ogni nazionalismo sovranista.