Description
Un traffico d’armi clandestino e un giudizio per impugnativa di licenziamento. La trattativa Stato-mafia (che chissà se c’è stata oppure no) e l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori (che sicuramente non c’è più). Si può perdere il posto di lavoro senza una giusta causa? E per una giusta causa si può perdere il proprio futuro? Alla fine, chi vince e chi perde alla roulette della Giustizia?Due avvocati e un giudice (anzi, una giudice) sono i protagonisti di un romanzo corale, denso e avvincente.Tra cause di lavoro, indagini penali e procedimenti disciplinari; tra commissioni parlamentari, istituzioni della Repubblica e servizi segreti; tra giornalisti infidi, generali vanitosi e industriali spregiudicati; tra vite solari, vite infelici e vite blindate; tra amori, matrimoni e divorzi; la vicenda si snoda sino a un epilogo senza consolazione, ma anche senza rassegnazione.Ora sul filo dell’attualità (Berlusconi, Prodi, il CSM), ora sul filo dei ricordi (il ’68, gli anni di piombo, le stragi di mafia), le vite private e le professioni pubbliche dei protagonisti del romanzo si intrecciano con la storia passata e recente del nostro Paese. E una causa di licenziamento diventa metafora dei vizi e delle virtù dell’Italia e degli italiani, con sullo sfondo Garibaldi, Hemingway, Che Guevara, Falcone e Borsellino.Su tutto, la Giustizia italiana. Con le sue lungaggini, le sue disfunzioni e le sue miserie. Ma anche con la sua vitalità, la sua dignità e la sua nobiltà. Com’è per davvero, insomma: né come teoricamente dovrebbe essere, né come vorremmo che fosse.