Description
In «Verdi colline d’Africa», Hemingway racconta di avere centrato con un colpo di fucile, durante un safari in Kenya, una iena, e di aver sentito poi la sua guida apostrofarla rabbiosamente «ermafrodita, divoratrice di morti ... faccia furba da cane bastardo sempre voltata indietro». Tratti che riassumono un pregiudizio diffuso ovunque le iene si siano insediate: ovunque, tranne che a Harar, «metropoli» etiope d’altura dove non è raro vederle aggirarsi quiete per le strade, mentre gli abitanti offrono loro cibo per farne attrazioni turistiche. A lungo Marcus Baynes-Rock ha frequentato le iene di Harar, fino a stabilire con loro una progressiva, stupefacente intimità; e nel dar conto delle innovative acquisizioni delle sue ricerche sul campo getta nuova luce anche sull’ancestrale avversione che gli uomini manifestano nei loro confronti. Baynes-Rock risale infatti a quel lungo e remoto periodo dimenticato, in cui i nostri antenati furono per le iene prima oggetto di predazione e poi avversari nello «scavenging»: l’atto di mangiare i resti di un animale ucciso «da altri» – termine oggi eufemizzato e ridotto a descrivere la cosiddetta «ripulitura» delle carcasse. Una rimozione che cancella una parte immensa della storia evolutiva, quella che ha dato inizio alla trasformazione dell’uomo in predatore e sovrano della catena alimentare. Da questa illuminante e schiacciante premessa, Baynes-Rock sa trarre una memorabile lezione etologica e, rovesciando ogni prospettiva, riesce a renderci quasi familiare un animale ostile e alieno. Così, come scrive Elizabeth Marshall Thomas nella sua ammirata prefazione, leggendo queste pagine a ognuno di noi verrà da pensare: «Se conoscessimo tutti gli animali come lui conosce le iene, salveremmo il mondo».