Due francesi a Napoli

Editore:
Anno:
2008
ISBN:
9788869060434

€12.00


Description

ATTI DEL Colloquio INTERNAZIONALEdi apertura delle celebrazionidel Bicentenario del Decennio francese(1806-1815)a cura diRosanna Cioffi, Renata De Lorenzo, Aldo Di Biasio,Luigi Mascilli Migliorini, Anna Maria RaoNel settecentesco palazzo di Serra di Cassano, sede dell’Istituto italiano per gli studi filosofici, il 23 marzo 2006 si aprì il convegno “Due francesi a Napoli”, col quale si inaugurarono, alla presenza dell’allora console francese, s.e. Henry Vignal, e del principe Joachim Murat, le celebrazioni del bicentenario del Decennio francese a Napoli, promosse dal Comitato nazionale che ho l’onore di presiedere. Stampare a distanza di due anni gli Atti di un convegno mette a volte a disagio i curatori, perché si pensa che il tempo trascorso possa aver fatto perdere di attualità qualche relazione o addirittura il tema del convegno, spesso legato a circostanze contingenti come la ricorrenza di una scadenza temporale topica.Non mi sembra sia questo il caso anche perché, alla luce delle successive iniziative che nacquero da quella circostanza, potremo verificare se i solchi arati in quelle giornate di studi furono, come previsto, seminati e se ne sono germogliate gemme. Come nacque il convegno? Agli inizi del 2006 il Ministero per i beni e le attività culturali riconobbe il Comitato per le celebrazioni del bicentenario premiando la Convenzione di tre Università campane: “Federico II”, “L’Orientale” e “Seconda Università di Napoli”. Queste si erano impegnate a favorire un triennio di attività scientifiche incentrate su temi di respiro storiografico, come il tramonto dell’Ancien Régime, la grande Rivoluzione, l’Età Napoleonica con le sue conseguenze. Quattro storici – Renata De Lorenzo, Luigi Mascilli Migliorini, Anna Maria Rao e la sottoscritta – si erano fatti portatori di questa iniziativa presso le loro rispettive Università, ritenendo che la ricorrenza del bicentenario dell’arrivo dei Bonaparte a Napoli potesse essere l’occasione per aprire un laboratorio di studi su tematiche che, pur tenendo sempre d’occhio il Regno delle due Sicilie, potesse espandersi a una riflessione sull’Italia napoleonica senza escludere sguardi al resto dell’Europa.



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