Description
Ombretta Iardino ha scelto un gruppo di opere figurative di età umanistica e rinascimentale e ne ha formato una raccolta di immagini pittoriche la cui unità tematica è data dalla rappresentazione artistica di luoghi di studio, nei quali si svolge la scena del lavoro intellettuale di uomini dotti e illustri, quasi tutti Santi, colti nell’atto di studiare.L’intento dell’autrice è stato quello di rimuovere dal quadro pittorico gli elementi di arredo fisso e mobile e le unità ambientali di questi luoghi di studio e di attraversarne l’iconicità, per studiare l’idea di architettura che ogni artista ha sotteso a tali immagini pittoriche.Per svolgere questo lavoro, l’autrice ha scelto di operare in due modi: con lo scrivere e con lo schizzare.La scrittura di Iardino si intrattiene con gli oggetti, individuati uno ad uno nelle immagini pittoriche, e di essi svolge una articolata descrizione e una puntuale classificazione, sostenute da un registro critico che sposta i significati e la visività del segno degli oggetti pittorici su una dimensione disciplinare che è quella dell’analisi architettonica. L’oggetto pittorico, cioè, una volta “scorticato” dall’unità figurale che lo rappresenta, viene rimodellato da una analisi che restituisce e ricompone le sue proprietà di oggetto architettonico e, quindi, è rilevato per il tipo al quale esso afferisce, con la singolarità e materialità della sua forma compositiva: ma, l’oggetto, una volta riconosciuto e descritto come rapporto tra la forma compositiva e il tipo, mette a nudo lo schema che regola la configurazione di tutti gli elementi che lo compongono. Lo schema identifica, cioè, le operazioni che strutturano la composizione della forma materialedell’oggetto di architettura e ne delineano la successione e la disposizione delle parti e degli elementi fondamentali e secondari.Nello schema, si intrecciano, dunque, uniti dalla finalità progettuale, la percezione materiale dell’oggetto e l’ordinamento intellettuale che ne regola compositivamente, secondo un tipo, le figure costruttive e strutturali e distributive della sua forma. In questo modo, l’oggetto pittorico, ricondotto alla condizione di un oggetto di architettura, dove è analizzato come rapporto tra la forma compositiva e il tipo, si mostra anche per la progettualità che la sua immagine, non più solo pittorica, configura di una finalità architettonica.
Biographical notes
OMBRETTA IARDINO, dal 2006 Dottore di Ricerca in Composizione Architettonica, svolge la sua attività di ricerca e di didattica nei settori disciplinari dell’Architettura degli Interni e della Scenografia presso il Dipartimento di Architettura (DiARC) dell’Ateneo Federico II di Napoli. Dal 2013 tiene cicli di Seminari di Scenografia e all’a.a. 2018-2019 è Professore a contratto in Architettura degli Interni presso il DiARC. Ha pubblicato tre monografie dal titolo L’architettura di un interno: lo studiolo (Giannini, Napoli, 2019); La scena di un interno. Osservazioni elementari sul costruire una stanza a teatro (Giannini, 2020); Lo studio dell’oggetto (tra scena e quotidiano) (Giannini, 2020). Ha pubblicato saggi e articoli su riviste quali «Heliopolis Culture, Civiltà Politica», «RHT» (Research Trends in Humanities, Multidisciplinary Lab) e dal 2017 collabora con la rivista «Teatro Contemporaneo e Cinema». Ha collaborato, come assistente scenografa, alla progettazione di architetture di scena per il teatro in prosa (A morte ‘e Carnevale e Ridicolose avventure di Pulcinella Petito, regia di Renato Carpentieri, scene di Geppino Cilento, 1999-2001) e per il teatro in musica con un’intensa esperienza tra il 2005 al 2010 con il regista, scenografo e costumista Denis Krief, con il quale ha realizzato i seguenti spettacoli: Il ritorno da lontano di F. Mendelssohn (Teatro dei Rozzi, Siena, giugno 2005); I capuleti e i montecchi di V. Bellini (31° Festival della Valle dell’Itria, Martina Franca, Palazzo Ducale, agosto 2005); Il crepuscolo degli Dei di R. Wagner (Badisches Staatstheater Karlsruhe, Germania, dicembre 2006); Nabucco di G. Verdi (Arena di Verona, giugno 2007); La madre del mostro di F. Vacchi, (Teatro dei Rozzi, Siena, luglio 2007); La traviata di G. Verdi (Progetto LI.VE.; Teatro Sociale, Rovigo, ottobre 2008, Bassano del Grappa, dicembre 2008, Teatro Verdi, Padova, dicembre 2008); Maria Stuarda di Donizetti (Teatro La Fenice, Venezia, aprile 2009); Trovatore di G. Verdi, (Progetto LI.VE.; Bassano del Grappa, novembre 2009, Teatro Verdi, Padova, dicembre 2009, Teatro Sociale, Rovigo, febbraio 2010); Alzira di G. Verdi (Theater St. Gallen, Svizzera, gennaio 2010). Dal 2010 ha intrapreso l’attività di progettazione ed autoproduzione di Unità di Arredo, presentate in Mostre di Arte Contemporanea e Fiere del settore del design, nella quale confluiscono le ricerche condotte nel campo della Scenografia, della Composizione e dell’Architettura degli Interni.