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“Una spia nel posto giusto sostituisce 20.000 uomini al fronte” ebbe ad asserire Napoleone Bonaparte, che fu certamente un grande stratega ma che ebbe anche il merito di aver ben compreso che le informazioni potevano rappresentare un elemento di indiscusso valore sul piano dell’individuazione delle decisioni migliori da assumere. Un assioma che la Cina ha assimilato nel corso dei secoli grazie anche agli insegnamenti elargiti dal leggendario Sun Tzu nel suo celebre scritto L’Arte della guerra, opera in cui si intravedono i primi insegnamenti dell’arte dell’intelligence. Nell’ultimo decennio la Cina ha assorbito un altro principio: la consapevolezza che il mondo virtuale può rappresentare un formidabile ecosistema informativo per la conduzione di attività di spionaggio, controspionaggio, propaganda e condizionamento psicologico-comportamentale.