Description
Nella sua biografia Cassirer definisce Kant un «geografo della ragione», il primo ad aver avviato un progetto di topografia filosofica, passando dalla descrizione del cosmo spaziale alla descrizione del cosmo
intellettuale. In effetti, è con lui che inizia a maturare l'idea che anche
la filosofia ha bisogno di un modello per orientarsi, che il pensiero possiede una geografia ancor prima di una storia. Al punto che il sistema
critico-trascendentale sarebbe diverso, e forse irriconoscibile, senza le
metafore spaziali che lo contraddistinguono. Ma si tratta davvero, e
soltanto, di semplici metafore? Oppure esistono delle profonde connessioni tra le immagini geografiche utilizzate da Kant e le tecniche
di controllo, produzione e manipolazione dello spazio che caratterizzavano la coscienza spaziale e l'immaginazione cartografica dell'Illuminismo? Queste domande vengono qui affrontate in una prospettiva
inedita, all'incrocio tra il testuale e il visuale, l'umano e il non-umano.
Si parte da una riflessione sui nessi tra spazialità e sistematicità, media
e cultura, per indagare le pratiche transmediali di scrittura risultanti
dal processo di negoziazione tra il testo e la mappa come medium.
L'obiettivo è dimostrare che il disegno cartografico della sfera terrestre, modello scopico dell'archivio universale illuminista, è la matrice
immaginativa della filosofia trascendentale di Kant, il monogramma
della sua «ragione cartografica».