Description
Dalle nascenti pratiche fotogrammetriche alla moda del safari, passando per i campi del turismo alpino, dell’esperienza bellica e della navigazione, a cavallo tra Otto e Novecento i rapporti visuali tra osservatore e ambiente sono segnati da una profonda trasformazione. A legare ambiti apparentemente lontani tra loro è la presenza di uno sguardo panoramico, una condivisa tensione verso una “visione totale” che consenta non solo la rappresentazione del paesaggio, ma anche la sua misurazione e il suo attraversamento.
Lungi dal costituirsi come eccezione nella cultura visuale dell’epoca, lo sguardo panoramico si rivela quale chiave di lettura decisiva per individuare una costellazione intermediale di dispositivi, accomunati dalla ricerca di una nuova relazione con ambienti in cui la presenza umana è sempre più integrata a ritmi e necessità macchiniche. Il volume indaga una serie di dinamiche mediali ed epistemiche che innervano la fine dell’Ottocento per arrivare agli anni del Primo conflitto mondiale, in cui le sempre più necessarie strategie di occultamento del corpo dell’osservatore trovano una prima espressione proprio nella tradizione dello sguardo panoramico e nella disseminazione dei suoi dispositivi sul campo di battaglia.
Biographical notes
Matteo Citrini è assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Udine, dove insegna Semiotica dei media audiovisivi. È inoltre docente di Cinema e cultura visuale e di Linguaggi del cinema presso l’Università degli Studi di Firenze. I suoi contributi, in corso di pubblicazione su riviste nazionali e internazionali, vertono principalmente sulla storia della tecnologia e della produzione cinematografica, sull’archeologia dei media e sulla cultura visuale tra Otto e Novecento.