Description
Con La terra di ferro del poeta tarantino Pasquale Pinto continua e si addensa la linea poetica inaugurata qualche tempo fa con un ampio volume antologico di Luigi Di Ruscio; linea che riconduce alla concreta esperienza del lavoro di fabbrica, che con Pinto ci trasporta in una Taranto splendida e terribile, attraversata da ferite immedicabili. Poesia operaia, dunque: a patto che l'espressione non si raggeli in una gabbia troppo stretta e divisiva; perché se operaia è senza dubbio l'esperienza in cui questa poesia affonda le sue radici, soltanto poetica, nel senso più ampio e più alto del termine, è poi la distillazione estetica e conoscitiva di una simile esperienza. Sin dal titolo, il riferimento concretissimo a una precisa realtà, della quale il ferro dice subito la condizione industriale, si apre tuttavia a una più vasta dimensione metaforica, a una condizione umana più generale, nel bilico costante tra spietata rappresentazione della devastazione (di esistenze, di paesaggi, di comunità) e audacia dello sguardo che si spinge verso un orizzonte ancora utopico, in cui la forza delle immagini prova a contraddire l'evidenza del disastro di un modello produttivo disumano. "Impara dai poveri a salutare i morti / a camminare nei cimiteri / a chiudere la giornata nelle spalle / ed anche a scegliere / quelli con cui alzare il vino / o aprire la giacca al sole // Impara da loro / a tenere le mani alla luce / a indovinare l'acqua nel cielo / a trattare il pane col silenzio".
Fabio Pusterla