Description
Tutto cominciò quando, finitamente capimmo l’incestuosità tra vita e morte; qui nascemmo per non perir d’altro che di noi, nel noi, per poi senza noi. Ecco, che gli Dei ottemperano alla plausibile viltà deistica, pur di non ceder il passo a miseri mortaliimmortali; essi intesero ch’essendo mortalmente attivi, altro non v’è se non lasciarci un po’ d’eternità; nell’amore, nell’odio, nel gustoso-disgusto di ciò che mai fummo. È nell’Ubi-Maior-Minor-Cessat che l’atto infantile prende forma, una forma letteraria; il bambino attivo e puro, diventerà uomo sol quando si sarà sentito un simil-umano e giammai un simil-altro.Qui finisce la forma e comincia la Ptôsis perpetua.Qui comincia, in realtà, il capimento-dissenso.“Veramente vale” scrisse il poeta greco Pindaro ne Le Istmiche, “solamente chi di nascita è valente, ma chi è dotato unicamente di quanto ha appreso non è più di un’ombra smarrita, che sempre vacilla, che tutto assaggia e non va oltre nel gustare le tantissime cose più grandi di lui; rimane, infine, sempreimmaturo”. L’autore ne ricalca la forma, l’idea, la lucentezza e ne assorbe i lividi.Augusto de’ Villa, nacque fra i silenzi indisposti del secolo scorso, in terra straniera (Marc’Aurelio docet); ebbe per amico un ego manifesto e come mentore il piacere d’esserne avverso; visse tra i bordi dell’insito possibile e morì, come ogni grande sognatore, sul palco della propria spirituale teatralità.Augusto de’ Villa – (1979-2018)