Description
Già in fase di abbozzo di questo romanzo ho capito che mai sarei riuscito a scrivere un'opera di narrativa che potesse competere in drammaticità con le testimonianze autentiche delle vittime del Fascismo, dei dissidenti malmenati, dei carcerati, dei confinati, degli ebrei, degli allogeni, degli omosessuali, così come i libri di storia ce le tramandano; mi è apparso subito altrettanto chiaro che anche la fabula più fantasiosa che io fossi riuscito a inventare non avrebbe mai retto il confronto con vicende realmente accadute, come, per esempio, la rocambolesca evasione di Carlo Rosselli, Francesco Fausto Nitti ed Emilio Lussu dal confino. Al di là di tutte le mie perplessità, alcuni personaggi però non volevano uscire dalla mia mente e mi chiedevano di farli vivere. Era gente comune, gente che non aveva grandi idealità da opporre alla dittatura e che se ne sarebbe anche stata tranquilla ad aspettarne la fine, fingendo magari di non vedere e di non sentire, accettando di inghiottire qualche rospo pur di essere lasciata vivere in pace (una buona parte degli italiani, dunque). Anche tra questa gente vocata alla sopportazione, però, qualcuno aveva alzato la propria voce di dissenso contro lo strapotere del Regime, quando ne aveva sentito troppo forte l'oppressione. Piccoli gesti di ribellione per gente comune, solo spilli nella coda del mostro o, parafrasando il titolo, un balletto irridente davanti alle fauci spalancate del drago, senza più paura di esserne inghiottiti. (dalla Nota dell'Autore)