Description
La scena è l’interno di una torre, forse cella di isolamento, forse appendice di un nosocomio, forse rifugio metropolitano: comunque un luogo di segregazione e contemplazione.Chi parla è un malato di tempo, una figura a metà strada fra l’avo vaticinante, il lungodegente, il disabile. Il suo interlocutore è una sorta di liquido testimone, di infermiere-carceriere. Una spia neghittosa.L’allettato parla, immagina, comanda, si commuove, mette in disordine i ricordi, e l'altro ascolta, più distratto che ammaliato, più sordo che sedotto. Entrambi confitti nello spettacolo di una inevitabile continuità.Alberto Rollo torna alla scrittura con un poemetto teso, nervoso, allucinato. Un lavoro che l’ha accompagnato per almeno un quarto di secolo.
Biographical notes
È nato a Milano nel 1951.
Direttore letterario in Feltrinelli, direttore editoriale di Baldini+Castoldi, è ora consulente per la narrativa italiana in Mondadori.
Collabora con le pagine culturali di riviste e quotidiani nazionali.
Ha tradotto romanzi di autori inglesi e americani tra cui "La famiglia Winshaw" di Jonathan Coe (Feltrinelli 1995) e "A sangue freddo" di Truman Capote (Garzanti 2019). Ha scritto per il teatro ("Tempi morti" nel 1992) e per la televisione. Ha curato l'antologia "Che cosa ho in testa" (Baldini+Castoldi 2017).
Nel 2016 ha esordito nella narrativa con "Un'educazione milanese" per Manni: cinquina del Premio Strega, finalista al Premio Stresa e al Premio Chianti, vincitore del Premio Alvaro-Bigiaretti e del Premio Pisa.