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Quando si visita una chiesa nuova è normale chiedersi chi l’ha progettata e chi è il committente, anche se, a dire il vero, non sempre è facile trovare risposta alla seconda domanda. Talvolta ci si pone anche la domanda “chi ha ispirato” quella chiesa, cioè chi ne è stato il committente di primo livello. Per le chiese cattoliche costruite tra la metà del Cinquecento e la metà del Novecento l’ispiratore era facile da individuare: il Concilio di Trento, anche se quel Concilio non aveva mai affrontato esplicitamente il tema dell’architettura. Fu San Carlo, con le sue Istruzioni, a orientare per secoli l’architettura religiosa nello spirito del Concilio tridentino. Per le chiese costruite nella seconda metà del Novecento la risposta è altrettanto facile: l’ispiratore è il Concilio Vaticano II, che effettivamente si è interessato, in modo esplicito anche se solo marginalmente, di architettura. In questo caso, però, il tema dell’architettura delle chiese è stato ripreso da vari punti di vista e in contesti diversi dai numerosi documenti che hanno dato attuazione agli insegnamenti del Concilio in tema di liturgia. Ne è risultata una nuvola di disposizioni, difficili da utilizzare da parte dei committenti di ultimo livello (i singoli vescovi, i superiori religiosi, i parroci) oltre che dai progettisti. Per trasformare i sintetici motivi ispiratori del Concilio e i numerosi frammenti direttivi sparsi nei documenti post-conciliari in linee guida per i progettisti alcune conferenze episcopali, specialmente in Europa, America e Australia, a più riprese, hanno pubblicato diversi documenti organici. Giancarlo Santi, in questo volume, ha ritenuto utile raccoglierli e tradurli in italiano, proponendone così anche una lettura complessiva.