Description
Non tragga in inganno il titolo: non si tratta di semplici storie cui metro e rime si prestino per gioco per renderle più aggraziate e attraenti per i lettori, per piccoli o grandi che questi siano. Quando c’entra la poesia, specialmente quella che ambiziosamente si pone sotto l’ombrello del sublime dantesco, il gioco si fa serio e c’è da aspettarsi di tutto. C’è da aspettarsi, perfino, che dalle onde regolari e cadenzate del ritmo ternario sia lì lì per emergere il mistero che induce l’autore, l’infaticabile Giovanni Lischio frequentatore da sempre e mai casuale di generi e situazioni di erenti, a perseguire la sua interminabile fatica di scrittura: che lui sia agito da un “mito personale” o, se si vuole, da una metafora da far decodificare ai suoi lettori e che il suo messaggio, come quello del Casimiro della prima favola, sia ancora lì, “come a mezz’aria, di traverso”, nel cielo o nel mare delle sue parole, in attesa di essere decifrato alla prossima storia, o “esistenza” che sia, “sulle soglie eterne di un giardino senza fine”.