Thomas von Orla è appena uscito dalla dura esperienza personale della guerra, con i suoi “ideali” e le morti, «la postuma messe di guerra spietata non meno di quella cruenta».Vita semplice è laboriosità creativa o che “incontra” semplicemente tutto ciò che esiste, facendolo diventare affetto, collocazione propria comunque sensata e cosciente nel “globo” della universalità, della quotidianità che il tempo o una mano qualunque fa girare, ora con violenza ora con tenerezza, in un movimento tuttavia non frastornante: al suo arresto, lo spazio familiare, la radicale, gratuita ragione d’esistenza terrestre, ti si fa incontro: rallegra il tuo sguardo, fa vibrare d’emozione il tuo dito, rinnova scoperta e stupore.Intorno al Tommaso divenuto quasi monasticamente solitario, figure e storie, un po’ passate e conviventi nel presente, intrecciano una vita “semplice”, come quella che fiorisce e cresce nell’amore fanciullo, promettente e dolce, di Marianna, e propongono un senso anche nelle loro follie, con la singolarità delle forme della loro attuale sussistenza. In questi intrecci di pensosa semplicità trascorre la gran parte del romanzo, ambientata in un’isola, ricca di vegetazione e di eventi naturali, di un lago molto pescoso, che la distanzia da un villaggio “storico” poco lontano.

Nacque nella Prussia orientale l’anno 1887. Infanzia e giovinezza sono caratterizzate da un contatto diretto con la natura forte di questo paese, mediato dall’attività di guardaboschi del padre e dalla mite e sensibile presenza della madre. Questa prima esperienza formativa e i successivi studi di filosofìa e scienze naturali sembrano fornire l’ambiente ove Wiechert scrittore farà muovere le storie della sua attività letteraria. A questa infatti si dedicherà totalmente nel 1933, dopo aver lasciato l’insegnamento alle medie. Un discorso alla gioventù tedesca, tenuto all’università di Monaco nel 1936, a difesa dei diritti dello spirito umano, e un intervento a favore del pastore Niemöller perseguitato dal nazismo, gli valsero sospetti prima e la prigionia poi. Rimesso in libertà vigilata, fu diffidato tuttavia dal continuare l’attività di scrittore, che però riprese dopo la guerra. I dubbi di molti tedeschi sulla sincerità e profondità della sua opposizione al nazismo lo mortificarono fino a indurlo in un esilio volontario a Uerikon, sul lago di Zurigo. Qui morì nel 1950. Opere principali: Il bosco (1922), La iena (1924), Il servo di Dio Andrea Nyland Ognuno (1932), Novella pastorale (1935), La serva di Jürgen Doskocil (1932), La signora (1934), La vita semplice (1939), Missa sine nomine (1950).