Firenze russa

Anno:
2019
ISBN:
9788899918927
DRM:
Social DRM

€14.99


Description

Nell’introduzione al volume Firenze russa, Aleksej Kara-Murza scrive che se si può definire Roma come la città eterna e Venezia come quella astratta, a Firenze spetta senz’altro l’appellativo di città naturale: integrata nel suo paesaggio di colline dalla luce diafana e vibrante. Aleksandr Blok, il grande poeta simbolista ha scritto queste parole sulla città: nella cui profondità è dolce sognare e vivere e nel ciclo Versi italiani la definì tenero giglio. E il letterato e storico dell’arte Pavel Muratov osservò che nell’immagine di Firenze si ravvisa l’armonia di uno splendido albero e che le sue pietre appaiono più lievi delle pietre con cui furono costruite altre città.Quella di Firenze, dunque, è una bellezza particolare che si può abbracciare con lo sguardo dalla prospettiva della basilica di San Miniato o dalle alture di Fiesole, mete imprescindibili per i viaggiatori russi in Toscana. Firenze è la città con cui il viaggiatore instaura un legame intimo, familiare: se da un lato è rapito dalla grandiosità della sua arte e dell’architettura, dall’altro si abbandona alla dolcezza del suo scenario e all’atmosfera delle sue piazze e rioni. Firenze non è solo un museo a cielo aperto: nei memoir e nelle lettere di intellettuali e artisti russi in visita, oltre che alla scoperta della pittura del Quattrocento e alle peregrinazioni per musei e cattedrali, il discorso dà inevitabilmente un’importanza consistente alle sensazioni trasmesse dalla natura e persino dall’aria, intrisa di storia e di cultura. Firenze è una città che pare sottrarsi alla corruzione del tempo e offrire continui stimoli alla ricerca artistica e creativa. Dostoevskij, nel soggiorno dal 1868 al 1869, ultimò nella casa all’angolo tra via Guicciardini e via dei Velluti il suo romanzo L’idiota. Come altri suoi connazionali sostò in estatica contemplazione davanti alla bronzea Porta del Paradiso del Ghiberti, sognando di acquistarne una riproduzione fotografica a grandezza naturale per poterla tenere in Russia nel proprio studio come emblema di eterna bellezza. Firenze è anche la città di Dante, capostipite e patrono degli intellettuali esuli di ogni tempo, e di molti illustri immigrées russi, da Muratov a Zajcev a Osorgin, che la considerarono un rifugio riposto, in accordo a quella lezione fiorentina che fu per molti un incessante e profondo arricchimento interiore.Firenze è il luogo che rispecchia la continuità della storia e l’avvicendarsi delle generazioni, di quelle infinite schiere di anime che, secondo una suggestiva metafora dello scrittore Boris Zajcev, fin dai tempi di Dante hanno lasciato nella sua fulgida corona i loro diamanti.



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