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Il tentativo di sabotare le normative che regolamentano l’interruzione di gravidanza, l’autodeterminazione delle donne e il loro diritto ad un aborto sicuro è, in Europa e nel mondo, una costante che ciclicamente si ripropone. Così anche in Italia, negli oltre 40 anni trascorsi dall’approvazione della legge 194 e dal referendum che l’ha confermata. Nei primi anni Duemila, dopo l’approvazione della normativa sulla procreazione medicalmente assistita, il governo di centrodestra riapre il dibattito politico sull’applicazione della legge, cercando di rimettere in discussione il diritto delle donne a decidere del proprio corpo e della propria vita.E allora il movimento femminista, con le sue eccedenze, alleanze, condivisioni, torna a far sentire la propriavoce. Questa volta l’onda parte da Milano, da una mail che la giornalista Assunta Sarlo invia a colleghe e amiche: “Care tutte, ma dove siamo, dove siete? Stanno facendo la guerra alla nostra libertà. Non so come, ma c’è bisogno dei nostri pensieri e della nostra opposizione”.In poche ore la rete si riempie di risposte di donne, le più diverse. Partono una serie di iniziative e assemblee, migliaia di donne si rendono conto che la partita dell’autodeterminazione in materia di interruzione di gravidanza è ancora e sempre aperta e riprendono parola contro l’attacco portato dal fronte conservatore e dalla Chiesa. E allora si torna a manifestare. Il 14 gennaio 2006 Usciamo dal silenzio (Uds) porta in piazza Duomo a Milano 200.000 donne e non pochi uomini, in una delle più grandi manifestazioni di donne mai registrate nel nostro Paese. È l’inizio di una storia di movimento lunga dieci anni che qui viene ricostruita, attraverso l’archivio di Uds riordinato e custodito dalla Fondazione Badaracco e con uno sguardo dall’oggi di alcune delle fondatrici su quell’esperienza che si iscrive nella lunga e appassionante vicenda del femminismo italiano.