Description
Dopo la crisi finanziaria del 2007, la terra da coltivare (specie quella del Sud del mondo) è diventata un bene sempre più prezioso, oggetto di un frenetico «accaparramento» in cui sono impegnati sia i paesi, come quelli arabi, ricchi di liquidità ma privi di terre fertili, sia le multinazionali dell'agrobusiness –interessate a creare enormi piantagioni per la produzione di biocarburanti – sia una serie di società finanziarie, convinte che l'investimento in terre possa garantire guadagni sicuri. Il risultato è una moderna forma di colonialismo che rischia di alterare gli scenari internazionali (come hanno dimostrato già nel 2011 le rivolte scoppiate in Nordafrica anche in conseguenza dell'aumento dei prezzi delle derrate alimentari).
Torna in libreria, con una nuova prefazione dell'autore, il primo reportage al mondo sull'allarmante fenomeno del land grabbing. Viaggiando fra l'Etiopia e il Brasile, l'Arabia Saudita e la Tanzania, passando per la borsa di Chicago, la FAO e le convention finanziarie, Stefano Liberti fa luce su un fenomeno poco indagato ma di scottante attualità, svelandoci come i legami fra politica internazionale e mercato globale stiano cambiando il volto del mondo in cui viviamo.
«In tutto ciò che Liberti scopre e documenta durante questo viaggio nella nostra catena alimentare ci sono lezioni che dovremmo imparare per prepararci a un futuro difficile». The Financial Times