Description
Comandante della compagnia d’assalto della «Brigata Sassari», ferito tre volte e decorato quattro (due medaglie d’argento, a Monte Sief nel 1916 e sulla Bainsizza nel 1917, una di bronzo, nella “fatale” giornata di Col del Rosso nel 1918, una croce di guerra al V.M.), Leonardo Motzo è “uno che c’era”: un testimone diretto, se non addirittura un protagonista, di quella “guerra dei sardi” presto diventata leggendaria. Dal momento in cui, in obbedienza ad un preciso disegno del Comando Supremo, la “Brigata” divenne un corpo a reclutamento fortemente regionale (erano sardi quasi tutti i soldati, i graduati e gli ufficiali subalterni), per le migliaia di uomini che vi si incontravano, si parlavano, si scambiavano esperienze la trincea divenne una vera e propria “scuola rivoluzionaria” (l’espressione è di Emilio Lussu, il capitano del “battaglionissimo”): sì che dalle trincee nacque, nel dopoguerra, il più vigoroso ed originale movimento regionale di ex-combattenti, energico portatore – soprattutto dopo la nascita del Partito Sardo d’Azione – del rivendicazionismo isolano. Scrivendo il suo libro negli anni intorno al 1930, Leonardo Motzo si proponeva di uscire dalla già divulgata memorialistica per arrivare ad un’opera che, costruita sui documenti storici della Brigata, potesse restare nel tempo come la prima, completa narrazione degli eventi e dei sacrifici attraverso cui erano passati i suoi uomini e i suoi reparti, i singoli combattenti non meno che i battaglioni e i reggimenti.