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“Siamo dunque caduti in uno stato di ipnosi tale da farci accettare come inevitabile ciò che è negativo e dannoso, quasi che avessimo perduto la volontà o la lungimiranza di tendere a ciò che è bene?”
“È secco il canneto del lago, e non sento alcun uccello cantare,” scrive John Keats nella ballata La Belle Dame Sans Merci. Dalla suggestione di questo silenzio angosciante Rachel Carson trasse il titolo del suo libro che, nato dall’osservazione attenta dei mutamenti rilevati nella fauna e nella flora del New England tra gli anni quaranta e cinquanta, per la prima volta metteva a fuoco il danno profondo che l’uso di insetticidi e sostanze chimiche comportava per la natura e per l’uomo stesso. Quelli che per diversi decenni erano stati salutati come la panacea di tutti i mali dell’agricoltura e dell’allevamento venivano smascherati come agenti di morte. Una presa di posizione rivoluzionaria, basata su una documentazione ricca e dettagliata, che costò all’autrice una vera e propria campagna di diffamazione da parte delle aziende produttrici di pesticidi e fertilizzanti. Ma il suo lavoro appassionato, improntato a uno scrupoloso rispetto della verità e a un grande coraggio intellettuale, si rivelò più forte degli attacchi. Dopo la pubblicazione di Primavera silenziosa, infatti, gli Stati Uniti misero al bando il DDT ed emanarono i primi provvedimenti legislativi a tutela dell’ambiente.
È raro che un libro riesca a modificare il corso della storia, eppure questo saggio è riuscito a farlo, diventando, a distanza di sessant’anni, un classico della letteratura ambientalista. Allo stesso modo Rachel Carson può essere considerata la fondatrice del movimento globale per la difesa dell’ambiente e della salute. Oggi che come non mai sentiamo le conseguenze delle pratiche irresponsabili e pericolose denunciate dall’autrice, Primavera silenziosa rappresenta una lettura imprescindibile per chiunque sia interessato al futuro del pianeta – e degli esseri umani.