Description
Una notte di Nadja Mandel’štam con i suoi fantasmi.
«Greco è senza dubbio uno dei migliori scrittori degli ultimi anni.»
Andrea Camilleri
«Giovanni Greco è anche regista e uomo di teatro e viene da chiedersi se, dietro alla sua macchina narrativa, non ci siano anche le riflessioni sulla tragedia.»
Il Sole 24 Ore - Gabriele Pedullà
Ventisette dicembre 1968: Nadežda Jakovlevna Khazina, vedova del grande poeta Osip Mandel’štam, ricorda. È il suo compito, ricordare. Da quando, trent’anni fa, suo marito Osip è stato definitivamente inghiottito dal gulag; da prima, da molto prima, quando pubblicare le opere dell’autore «sgradito» era diventato impossibile, farle circolare pericoloso, e solo alla memoria di Nadja era già affidata la sopravvivenza di quei versi proibiti. Ricorda, Nadežda, e dialoga con i fantasmi che sempre, per sempre, la circondano…
Dando voce alla compagna di vita, arte, confino di Osip Mandel’štam, Giovanni Greco crea uno straordinario monologo che diventa spesso un coro, quando al canto della donna si uniscono, oltre al suo Osja, i tanti compagni degli anni terribili delle purghe staliniane, un’intera generazione di scrittori e di artisti soffocata, esiliata, trucidata (talvolta suicidatasi o «suicidata»): da Pasternak ad Achmatova a Cvetaeva e tanti altri ancora. E restituisce il dramma di un’epoca, nel passaggio dall’entusiasmo rivoluzionario all’angoscia quotidiana di una vita isolata, trascorsa nel terrore che il vicino, l’amico, ti possa tradire o che il Sistema, colpendo a casaccio, prenda proprio te. Eppure, dal ricordo ostinato di Nadja emerge qualcosa: la poesia, oltre a essere in grado di far tremare i potenti, è anche in grado di sopravvivere alla loro furia. E a loro stessi, destinati, loro sì, a svanire dalla memoria degli uomini.
«Greco è senza dubbio uno dei migliori scrittori degli ultimi anni.»
Andrea Camilleri
«Giovanni Greco è anche regista e uomo di teatro e viene da chiedersi se, dietro alla sua macchina narrativa, non ci siano anche le riflessioni sulla tragedia.»
Il Sole 24 Ore - Gabriele Pedullà
Ventisette dicembre 1968: Nadežda Jakovlevna Khazina, vedova del grande poeta Osip Mandel’štam, ricorda. È il suo compito, ricordare. Da quando, trent’anni fa, suo marito Osip è stato definitivamente inghiottito dal gulag; da prima, da molto prima, quando pubblicare le opere dell’autore «sgradito» era diventato impossibile, farle circolare pericoloso, e solo alla memoria di Nadja era già affidata la sopravvivenza di quei versi proibiti. Ricorda, Nadežda, e dialoga con i fantasmi che sempre, per sempre, la circondano…
Dando voce alla compagna di vita, arte, confino di Osip Mandel’štam, Giovanni Greco crea uno straordinario monologo che diventa spesso un coro, quando al canto della donna si uniscono, oltre al suo Osja, i tanti compagni degli anni terribili delle purghe staliniane, un’intera generazione di scrittori e di artisti soffocata, esiliata, trucidata (talvolta suicidatasi o «suicidata»): da Pasternak ad Achmatova a Cvetaeva e tanti altri ancora. E restituisce il dramma di un’epoca, nel passaggio dall’entusiasmo rivoluzionario all’angoscia quotidiana di una vita isolata, trascorsa nel terrore che il vicino, l’amico, ti possa tradire o che il Sistema, colpendo a casaccio, prenda proprio te. Eppure, dal ricordo ostinato di Nadja emerge qualcosa: la poesia, oltre a essere in grado di far tremare i potenti, è anche in grado di sopravvivere alla loro furia. E a loro stessi, destinati, loro sì, a svanire dalla memoria degli uomini.
Biographical notes
Giovanni Greco, dottore di ricerca in Filologia e Storia del mondo antico, diplomato in regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica «Silvio D’Amico», è regista, attore, traduttore. Ha tradotto Vuoti di T. Harrison (2008) e Antigone di Sofocle (2013), Lisistrata di Aristofane (2016), Alcesti di Euripide (2019), Orestea di Eschilo (2022). Ha pubblicato Teatri di pace in Palestina (manifestolibri, 2005). Il suo romanzo d’esordio, Malacrianza (Nutrimenti, 2012), ha vinto il Premio Calvino ed è stato finalista al Premio Strega e al Premio Viareggio. Sono poi seguiti L’ultima madre (Nutrimenti-Feltrinelli, 2014) e L’evidenza (Castelvecchi, 2019). Autore di numerosi testi e regie teatrali in Italia e all’estero, insegna presso l’Accademia «Silvio D’Amico».