Description
Questo numero di «Meridiana» è focalizzato sulla presenza risalente e pervasiva dei «briganti italiani» e, più generalmente, dei fuorilegge politicizzati sette/ottocenteschi nella Wonderland della cultura di massa e degli immaginari collettivi del Novecento e di inizio XXI secolo. I saggi presentati sollecitano ad avviare il cantiere pressoché inesplorato dell’archeologia, della morfologia, della circolazione intermediale e della ricezione delle narrative a tema brigantesco nell’universo della musica, dei fumetti, dei cartoni animati, dei giochi da tavolo e dei videogames, della cultura materiale e del merchandising, del (foto)romanzo, della filmografia, degli sceneggiati televisivi e della fiction seriale up to date. Il revival e la resilienza delle narrazioni sintetizzabili nell’efficace espressione brigantiland non sono semplicemente delle trovate per richiamare turisti, per produrre brand, per vendere libri, per attirare followers, per aprire musei. Al contrario, sono processi culturali complessi che possiedono un forte impatto comunicativo e una formidabile pervasività, anche sul piano memoriale e simbolico. Queste costellazioni discorsive fanno parte di quelle rappresentazioni che, diverse per taglio, obiettivi, ambito di produzione, destinatari, tono e livello di complessità, si addensano attorno a temi oggetto della ricerca storica, proponendosi non di rado come concorrenziali, quando non alternativi a essa. Anche per questo, non sono fenomeni da liquidare distrattamente, sottovalutandone la portata. Siamo di fronte, d’altro canto, a un terreno straordinariamente disomogeneo e variegato, che rivela una forte domanda di storia, seppure sotto forma di intrattenimento e di riconoscimento identitario, che si ripropone continuamente, in particolare nelle fasi critiche del passato come del presente, e a cui è necessario fornire risposte scientificamente analitiche e interpretativamente creative. I saggi di questo numero passano in rassegna – e decostruiscono – un campione dei flussi di informazioni, dati, interpretazioni, narrative, immagini del brigantaggio (non di rado sotto forma sensazionalistica di presunti scoop) proposti e veicolati nella cultura di massa sia tramite i social media (siti, blog, pagine facebook, canali youtube), che attraverso ricostruzioni improntate alla public fake history, a eventi e celebrazioni di stampo memorialistico e neoidentitario, promosse da poligrafi e da comunità territoriali del Mezzogiorno, che conoscono una forte proiezione mediatica se non virtuale online (Pontelandolfo, Motta Santa Lucia). Indagano, inoltre, la tensione fra questo universo discorsivo e la sua gestione e selezione critica nelle forme rinnovate di comunicazione storica, chiamate a presentare al grande pubblico il passato e a lavorare su di esso, attraverso una riflessione sulle logiche della popular history all’inizio del XXI secolo, e sul ruolo delle agenzie educative, tramite l’analisi delle trasformazioni intervenute nell’insegnamento del fenomeno del brigantaggio nella manualistica scolastica e nell’insegnamento dalla seconda metà del Novecento a oggi.