Description
A partire da un’interpretazione eterodossa dell’evoluzionismo Paul Alsberg avanza, nel 1922, una originale proposta che, seppur spesso fraintesa e misconosciuta, ha decisivamente influenzato il pensiero antropologico tedesco da allora fino a oggi: la differenza tra animale e uomo non è affatto una differenza di grado, ma di tipo essenziale e la loro evoluzione poggia su due diversi principi. Se l’animale perfeziona il corpo, secondo il principio dell’adattamento, l’uomo al contrario “se ne libera”, grazie all’utilizzo di strumenti extra-organici – tra i quali rientrano anche la parola e i concetti – secondo il principio della disattivazione del corpo (Körperausschaltung). Attraverso una spiegazione su base biologica del processo di ominazione la natura umana risulta dunque essenzialmente tecnica, collocandosi al di qua dell’opposizione classica tra natura e cultura. L’edizione dell’opera qui proposta è la seconda, pubblicata nel 1937, a Vienna, in una versione ridotta dallo stesso Alsberg a vantaggio di una stringente coerenza speculativa e di uno stile incalzante, cristallino nella formulazione di tesi e principi.
Biographical notes
Paul Alsberg (Colonia 1883 – Londra 1965), batteriologo e medico di formazione, è il «geniale outsider» dell’antropologia filosofica. La definizione è di Arnold Gehlen, il quale, insieme a pensatori come Scheler e Plessner, contrasse nei confronti di Alsberg un debito controverso. Con l’avvento del nazionalsocialismo venne rinchiuso nel campo di concentramento di Oranienburg e la sua opera bruciata nei roghi di libri. Liberato l’anno successivo Alsberg emigrò in Inghilterra, dove rimase sino alla morte. L’originalità della sua proposta filosofica, rilanciata in epoca recente da Dieter Claessens e Hans Blumenberg, si trova riecheggiata distintamente in alcuni autori del panorama filosofico contemporaneo, tra cui Peter Sloterdijk.
Elena Nardelli (Bressanone 1987) ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia presso l’Università degli Studi di Trieste con un’indagine sul rapporto tra filosofia e traduzione nel pensiero contemporaneo continentale, in particolare nelle filosofie di Martin Heidegger e Jacques Derrida. In precedenza ha studiato filosofia tra Roma e Jena, Bologna, Berlino e Parigi. Alcuni suoi contributi sono pubblicati in volumi collettanei e nelle riviste “Esercizi filosofici”, “Tetsugaku”, “Giornale di Metafisica” e “aut aut”.
Elena Nardelli (Bressanone 1987) ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia presso l’Università degli Studi di Trieste con un’indagine sul rapporto tra filosofia e traduzione nel pensiero contemporaneo continentale, in particolare nelle filosofie di Martin Heidegger e Jacques Derrida. In precedenza ha studiato filosofia tra Roma e Jena, Bologna, Berlino e Parigi. Alcuni suoi contributi sono pubblicati in volumi collettanei e nelle riviste “Esercizi filosofici”, “Tetsugaku”, “Giornale di Metafisica” e “aut aut”.