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Ottantacinque morti, oltre duecento feriti, una città in ginocchio, un Paese già martoriato da anni di terrorismo e guerriglia urbana precipitato in una notte ancora più fonda. È la strage di Bologna, 2 agosto 1980, la più grave della storia della Repubblica. L’unica per la quale siano stati individuati, e puniti, dei colpevoli. Al termine di una lunga e complessa storia giudiziaria, sono stati condannati in via definitiva Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, all’epoca a capo della principale organizzazione terrorista di estrema destra, i Nuclei armati rivoluzionari, Luigi Ciavardini, allora minorenne e, in primo grado, Gilberto Cavallini. Rei confessi di molti omicidi, Fioravanti e Mambro, come pure gli altri condannati, hanno però sempre negato ogni responsabilità nella strage e da anni si battono per una revisione del processo. Ma per il più feroce crimine della storia italiana non sono stati individuati né un movente né i mandanti, e anche perciò la condanna di Mambro e Fioravanti ha suscitato non poche perplessità tra giornalisti e politici come Rossana Rossanda, Paolo Mieli e l’ex presidente della commissione stragi Giovanni Pellegrino. Nel 2007, a 27 anni di distanza, Mambro e Fioravanti si sono decisi a raccontare la loro verità, su Bologna e sul terrorismo nero. E l’hanno raccontata ad Andrea Colombo, giornalista del manifesto prima, di Liberazione poi, allora portavoce di Rifondazione comunista al Senato. Così nasce Storia nera: profondo riesame critico di una vicenda processuale indiziaria e viziata da forti pregiudizi. Ma soprattutto rilettura dolorosa di una drammatica stagione italiana troppo a lungo segregata nella memoria di chi c’era. Dalla prima edizione di questo libro, e a 40 anni dalla strage, nuovi e rilevanti elementi sono emersi, esaminati in un capitolo aggiunto dopo il processo di primo grado contro Cavallini e le conclusioni della Procura generale di Bologna, che ritiene di aver individuato i mandanti dell’attentato.