Description
Un incontro fortuito in un caffè, nella Vienna degli anni Venti. Una giovane donna che attira «come il presentimento di un disastro». E l’uomo che le si avvicina sente in sé quel «tocco di pena di cui il nostro spirito ha bisogno per sussistere». Da allora, senza saperlo, sarà legato a lei come la sua ombra. Così comincia una storia esasperata, crudele, fatta di sottili umiliazioni e invadente degradazione. Vogel raffigura mirabilmente quella vasta terra dove i rapporti amorosi si fondano più sulla tortura che sul piacere. E insieme ha il dono della notazione penetrante nel presentarci il mondo esterno, quella Vienna che lentamente si decompone come la storia dei due protagonisti.
Tale è la complicazione, la precisione e quasi la presenza allucinatoria dei mille tocchi feroci con i quali procede la narrazione che a tratti ci si domanda: è questa soltanto la storia di un amore infelice e irragionevole? O c’è qualcosa di più? O forse c’è un rapporto fra questa perversione erotica e il fatto che Vogel scrive una storia totalmente viennese in una lingua, l’ebraico, che proprio in quegli anni (il libro è del 1928-1929) veniva appena sbendata, dopo secoli di immobilità? E questo fatto della lingua non indica anch’esso qualcos’altro: il conflitto corrosivo nella vita di un ebreo che «vuole» disperatamente l’assimilazione e al tempo stesso non riesce a concepirla se non come tortura e progressivo spossessamento? Non c’è ovviamente risposta chiara a tutto questo nel romanzo – e ciò ne conferma il fascino. Eppure tutto questo agisce nelle sue fibre e dà a ogni evento raccontato, anche il più infimo, uno spessore molto maggiore, oltre che una risonanza sinistra che aleggia su tutta la vicenda come una premonizione. «Vita coniugale» apparve in una prima versione nel 1929 a Tel Aviv. La seconda versione, qui tradotta, è stata pubblicata postuma nel 1986.