Description
Viviamo in un “tempo di catastrofi” che il progresso tecnologico non sembra più in grado di contrastare. Ma le recenti crisi ecologiche (da Chernobyl al “morbo della mucca pazza”) non sono forse legate ad altri eventi che hanno segnato per sempre il destino dell’umanità – come i genocidi seguiti alla conquista dell’America o la Shoah? Il libro risponde a questa domanda, attraverso una lettura originale dell’opera di Claude Lévi-Strauss. Tracciando un ritratto inedito dell’antropologo francese, Salvatore D’Onofrio mostra come le idee di questo intellettuale ribelle e non consensuale forniscano le chiavi per pensare sia l’avvento della catastrofe sia la possibilità di uscirne. Vero e proprio manifesto antropo-ecologico, questo libro si propone di considerare l’urgenza di un nuovo rapporto degli uomini con la natura, quindi tra di loro. Questo è ciò che Lévi-Strauss aveva imparato dagli amerindiani del Brasile e di cui l’umanità ha grande bisogno.
Biographical notes
Salvatore D’Onofrio è professore all’Università di Palermo, docente all’École des hautes études en sciences sociales e membro del Laboratoire d’anthropologie sociale del Collège de France, dove coordina i Cahiers d’anthropologie sociale e l’équipe “Archives du Nouvel An à Paris”. Tra le sue ultime pubblicazioni: Le Sauvage et son double (2011), Les Fluides d’Aristote (2014), Le Matin des dieux (2018) e Le parentele spirituali (2018). Ha coordinato la pubblicazione di due libri di Françoise Héritier: Une Pensée en mouvement (2009) e Sida, un défi anthropologique (2013). Ha diretto, con Emmanuel Terray, il Cahier de L’Herne Françoise Héritier (2018).