Description
Nicolò Lipari, nel suo recente Il diritto civile tra legge e giudizio (Milano, Giuffré, 2017), ripensa il ruolo dell’interprete alla luce del grande cambiamento attraversato dal diritto civile tra il vecchio e il nuovo millennio. Un cambiamento che, parafrasando il titolo del suo libro, si potrebbe riassumere in “dalla legge al giudizio”. Il diritto non si identifica più con la lex posita e l’interprete è chiamato ad assumere un ruolo di iuris faber allorché utilizza come materia prima, ancor più che la norma, le situazioni concrete ed i criteri di valore che da esse emergono. Il volume, che raccoglie una serie di saggi scritti tra il 1998 e il 2016, si inserisce a pieno titolo nel dibattito sui confini dell’ermeneutica e del ruolo dell’interprete, affrontandone in maniera originale e audace uno dei temi di fondo, ovvero quello della (mancata) coincidenza tra contenuto di valore degli enunciati normativi e valori condivisi in una determinata comunità. Le parole di cui la norma si compone non sono più oggi, per Lipari, lo specchio fedele dei valori della società vivente, e dunque l’interprete, men che mai ora bocca della legge, è chiamato a sopperire a questo scarto – che più che uno scarto sembra, a volte, un baratro – individuando nei contesti il “giusto” valore da collocare in quel vuoto.