Description
Un inedito Pietro Ingrao ripercorre in questo testo – nato in occasione di uno degli Incontri all’Eremo di Adriana Zarri – la propria storia di lotta politica e sociale, tra i sommovimenti di un Novecento agitato dalla febbre del fare, e confessa, con intime tonalità, di aver scoperto soltanto tardi nuove dimensioni dell’esistenza che permettono di cogliere un’immensità, una dilatazione priva di confini: l’esperienza umana della contemplazione. Ingrao è così catturato dalla profondità di un altro conoscere, dal piacere di una ricerca gratuita, disinteressata, “inutile”. L’uomo la cui vita è stata segnata dal valore del produrre mette in discussione il proprio passato facendosi cantore di uno straordinario elogio del vagabondare, della “perdita di tempo”, della visione del notturno e dei momenti d’interiorità nei quali l’esperienza umana si fa più sottile e indecifrabile.
Biographical notes
(Lenola, 1915 – Roma, 2015) Politico, partigiano, giornalista, è stato uno storico esponente del Partito Comunista Italiano. Dal 1947 al 1957 direttore de «l’Unità», deputato dal 1950 al 1992, è stato presidente del gruppo parlamentare comunista (1964-1972) e presidente della Camera dei Deputati (1976-1979). Dal 1991 è stato membro del consiglio nazionale del Partito Democratico della Sinistra, da cui si è dimesso nel 1993. Nel 2005 ha aderito al Partito della Rifondazione Comunista. Tra le sue opere: Masse e potere (1977), Le cose impossibili (1990), Appuntamenti di fine secolo (1995, con Rossana Rossanda), Volevo la luna (2006), La pratica del dubbio (2007), Indignarsi non basta (con Maria Luisa Boccia e Alberto Olivetti, 2011).