Description
Istituto per la Storia del Risorgimento italiano - Biblioteca scientifica Serie II: Memorie - Vol. LVI
Affrontando il problema delle origini del colonialismo italiano a partire dagli organismi elitari che se ne fecero promotori, il volume ricostruisce il ruolo svolto dalla Società Geografica Italiana, tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Ottanta dell'Ottocento, nel tentativo di coinvolgere il governo e l'opinione pubblica nella realizzazione di un programma d'espansione, in una fase, quella post-unitaria, in cui la classe dirigente - impegnata a presentare il nuovo Regno come elemento di stabilità e di conservazione dello status quo internazionale tendeva a congelare la questione coloniale.
Per la vicinanza con il centro politico, per l'azione svolta in qualità di gruppo di pressione, e per il fatto di essere stata la prima struttura a fungere da luogo di elaborazione di un programma coloniale, la Società Geografica può essere considerata una delle componenti fondamentali del "fronte" interno del colonialismo italiano nella sua prima fase di costruzione e di identificazione. Fondata a Firenze nel 1867, nell'ambito di quel dibattito sull'espansione coloniale suscitato dal taglio dell'istmo di Suez, da subito - dalle iniziative esplorative nel Mar Rosso, in Tunisia ed in Marocco, fino alla spedizione in Africa orientale con l'obiettivo di aprire diplomaticamente al commercio italiano i mercati abissini - essa orientò la propria attività verso la ricerca di una regione, in Africa, dove l'Italia potesse iniziare ad esercitare la propria influenza politica ed economica. "L'Africa ci attira invincibilmente. È una predestinazione".
Queste le parole con le quali Cesare Correnti - presidente della associazione dal 1872 al 1879 - ne sintetizzava la piattaforma esplorativa nell'ambito di una prospettiva tendente ad affermare la funzionalità tra le scienze geografiche e lo sviluppo economico, e a tradurre in una prospettiva politica d'espansione tale rapporto. Ripercorrendo i programmi e le iniziative della Società, mettendone in evidenza i motivi ispiratori, gli obiettivi ma anche i limiti, soprattutto nel mancato rapporto con il ceto imprenditoriale e commerciale, il libro getta nuova luce su questo primo periodo della storia coloniale italiana.
Daniele Natili (Roma, 1977) ha conseguito il dottorato di ricerca in "Società, Istituzioni e Sistemi Politici Europei (XIX-XX secolo)" presso l'Università della Tuscia. Per la tesi di dottorato ha vinto il premio Spadolini Nuova Antologia (XI edizione), 2007. Attualmente è borsista presso la Scuola Superiore di Studi di Storia Contemporanea dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.