Description
Andrea Zanzotto rappresenta uno degli autori più intensi e complessi nel panorama poetico del Novecento europeo. La sua problematica ma inesauribile fiducia nella funzione della letteratura di fronte alle “epifanie del negativo”, che segnano il presente, si traduce in un vertiginoso turbinìo del linguaggio, in una agitazione della parola fra sublime e ironia, in una passione del verso fra entusiasmo e trauma, fra allarme e speranza. In questo libro l’opera zanzottiana viene affrontata tramite due studi: il primo ci offre uno sguardo globale per porre in risalto tematiche e ossessioni che caratterizzano una scrittura in fibrillazione fra pathos ed ethos, fra il mito dell’origine e l’orizzonte, o meglio la ferita sempre aperta del futuro. Nel secondo studio viene invece ricostruito il percorso del nostro autore dai suoi esordi intorno agli anni Cinquanta sino ai primi anni Sessanta, per seguire l’evoluzione di un pensiero che, alle spalle della sua raccolta criticamente più frequentata, La Beltà (1968), presenta già le ragioni e le tensioni fondanti di una ricerca artistica segnata da una costante “fedeltà al mondo”. Al centro del profilo critico proposto da Baldacci emerge l’attualità di un’opera che si arrischia, fra la memoria dello shock bellico e l’incubo della devastazione dell’ambiente, nella direzione di un “principio (r)esistenza” che oppone alle prospettive del nichilismo contemporaneo un nuovo umanesimo in grado di fondere le prospettive del verso con quelle dell’eros e dell’etica.In copertina: Paolo Steffan, Ritratto di uno dei maggiori poeti italiani: Andrea Zanzotto, 2009 (tecnica: matita e sanguigna su carta).